18 marzo 2025 -
"La velocità dei cambiamenti globali è incompatibile con la lentezza burocratica italiana: serve una rivoluzione per attrarre la grande finanza internazionale nella logistica, nei porti e nelle infrastrutture."
Questo è il monito lanciato da Paolo Pessina, Presidente di Federagenti, che sottolinea l'urgenza di un cambio di passo radicale per rendere l'Italia un terreno fertile per gli investimenti privati esteri. Secondo Pessina, il sistema logistico e portuale italiano si troverà presto a fronteggiare pressioni senza precedenti, rese ancora più difficili dalle rigidità normative e amministrative, sia a livello nazionale che comunitario, in tema di finanziamenti e priorità infrastrutturali.
Il presidente di Federagenti, riprendendo anche sollecitazioni provenienti dalla politica, insiste sulla necessità di costruire un quadro di riferimento normativo chiaro e stabile per sbloccare i nodi che da anni, se non decenni, paralizzano il sistema logistico e portuale italiano. Pessina evidenzia come la grande finanza internazionale stia rivolgendo sempre più attenzione al settore della logistica, dei porti e delle grandi infrastrutture di trasporto, percependo le dinamiche geopolitiche e il controllo delle risorse come elementi chiave negli scambi commerciali globali.
Tuttavia, per trasformare questo interesse in investimenti concreti e in finanza di progetto, il Sistema Paese deve urgentemente garantire certezza nei tempi di realizzazione e nelle regole, azzerare i rischi amministrativi e giudiziari e superare le posizioni di monopolio nel controllo delle reti infrastrutturali. Pessina cita l'operazione di Blackrock, in partnership con un importante gruppo container, che ha portato all'acquisto di quasi 50 terminal strategici, come la prova che le risorse per un salto di qualità nel settore esistono, anche nel sistema bancario e finanziario europeo e italiano.
Il presidente di Federagenti conclude con un appello allo Stato affinché invii un messaggio chiaro alla comunità finanziaria internazionale, anche attraverso un cambio di rotta sulla redditività delle grandi opere e sui tempi di ritorno degli investimenti, suggerendo di adottare modelli come il "pay per use", già diffuso nei paesi anglosassoni e che in passato ha permesso all'Italia di dotarsi di una moderna rete autostradale, ponendola all'avanguardia in Europa.
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