5 marzo 2025 -Agli anni del boom edilizio di Napoli nel secondo dopoguerra risalirebbe un edificio su quattro. E la buona parte delle strutture napoletane risale a prima del Novecento. Lo afferma uno studio dedicato al capoluogo campano di RINA Prime Value Services, società parte del Gruppo RINA specializzata nell’assistere operatori del mercato pubblico e privato con servizi progettati per proteggere e incrementare il valore del capitale immobiliare in ogni fase dell'investimento.
“Il patrimonio immobiliare di Napoli è molto variegato e riflette la sua lunga storia, la crescita demografica del Novecento e lo sviluppo post-bellico.”
afferma Nunzio di Somma, Senior Director – RINA Prime Value Services.
“Dalla nostra analisi emerge che il patrimonio immobiliare di Napoli, come quello di molte città storiche, è caratterizzato da un livello significativo di obsolescenza, con edifici che spesso non soddisfano gli standard energetici e ambientali odierni. L'implementazione della nuova direttiva EPBD (Energy Performance of Buildings Directive) rappresenta un'opportunità cruciale per accelerare gli interventi di riqualificazione energetica e portare il nostro patrimonio edilizio verso un futuro più sostenibile. Agire con tempestività non è solo un obbligo normativo, ma una necessità per garantire efficienza, sostenibilità e miglior qualità della vita per i cittadini”.
Secondo una suddivisione stimata delle epoche di
costruzione degli edifici napoletani, circa il 40% del patrimonio edilizio di
Napoli risale a prima del 1900. Questa quota comprende gran parte del centro
storico, che è uno dei più antichi e vasti d’Europa e patrimonio UNESCO. Gli
edifici includono costruzioni medievali, rinascimentali, barocche e neoclassiche.
Quartieri come il Centro Storico, Spaccanapoli e i Quartieri Spagnoli
presentano edifici storici, mentre altri quartieri, come Chiaia e il Vomero,
vantano eleganti palazzi ottocenteschi.