5 novembre 2024 -
“La nostra recente assemblea di Federagenti lo ha affermato a chiare lettere, corroborata dal parere di grandi esperti di geopolitica: il Mediterraneo non sarà un mare chiuso, ma tornerà a occupare una posizione strategica determinante nei traffici mondiali e per l’Italia si delinea un ruolo essenziale”.
A sottolinearlo è Paolo Pessina, Neo-presidente di Federagenti, la Federazione degli Agenti, Raccomandatari Marittimi e Mediatori Marittimi. Ma proprio queste considerazioni generano un interrogativo pressante:
“Come possiamo sfruttare questa opportunità? E come gli Agenti Marittimi, che per tradizione, storia e professione sono le sentinelle sui traffici marittimi mondiali, ma anche coloro che prima degli altri possono cogliere i cambiamenti e suggerire le strategie, possono e devono raddoppiare la loro attenzione e fare sentire nelle sedi istituzionali la loro voce? Forse, è questa la nostra idea, fissando un decalogo di priorità da affrontare e risolvere subito per sfruttare un’occasione storica e probabilmente irripetibile?”.
“Questo è il nostro compito – prosegue il Presidente di Federagenti – renderci disponibili per un confronto costante con le Istituzioni nazionali e regionali, non abbassare mai la guardia e individuare con assoluta trasparenza le priorità per il sistema Paese dal punto di vista infrastrutturale, trasportistico, portuale e normativo”.
“Siamo pronti a mettere a disposizione anche del Governo – afferma – il nostro know how per suggerire le misure da adottare, la loro tempistica e per stabilire per la prima volta nel nostro Paese una corretta analisi costi-benefici. Un caso recente? Quello del nuovo Codice Doganale che potrebbe essere pagato a prezzo carissimo dal sistema Paese e dai porti provocando un massiccio dirottamento di merci verso altri scali comunitari”.
Secondo il Presidente di Federagenti gli esempi sono
molteplici e proprio per questo il primo compito che si dà la Federazione degli
Agenti Marittimi è quello di stilare un elenco delle norme che provocano danni
al Paese, delle inefficienze burocratiche, e delle priorità nel campo della
realizzazione delle infrastrutture.