22 luglio 2024 - La Commissione Europea ha annunciato che imporrà dazi anti-dumping fino al 36,4% sulle importazioni di biodiesel provenienti dalla Cina. Per Transport & Environment, l'organizzazione ambientalista indipendente europea, questo segna un passo nella giusta direzione per limitare le importazioni di biocarburanti di dubbia provenienza derivanti da olio da cucina usato (Used Cooking Oil, UCO). Tuttavia, i soli dazi non saranno sufficienti a prevenire l'ingresso sul mercato europeo di olio di palma etichettato in modo fraudolento, avverte il gruppo ambientalista.
Negli ultimi due anni, il mercato europeo dei
biocarburanti è stato inondato di importazioni di UCO dalla Cina, causando un
crollo del prezzo di mercato da circa €2.250 per tonnellata a €1.100. Un
recente studio di T&E ha dimostrato che la raccolta in Cina costa fino al
30% in meno rispetto all'Europa. Sono i problemi intrinseci al meccanismo di
certificazione a rendere probabile che l’UCO che entra in commercio in UE possa
essere olio di palma - una materia prima ben più economica ma fortemente legata
alla deforestazione - etichettato in modo fraudolento. Attualmente, l'UE è
dipendente dall’importazioni per oltre l'80% del suo UCO, con la sola Cina che
rappresenta il 60% di queste importazioni.
“L'Europa è completamente dipendente dall’olio esausto
non verificabile proveniente da paesi lontani come la Cina. In Italia, è la
principale materia prima da cui vengono prodotti i biocarburanti. Oltre alle
problematiche implicazioni climatiche legate al fatto che gli UCO rischiano di
essere olio di palma mascherato, si dovrebbe smettere di guardare ai biofuels
come soluzione per ridurre la dipendenza energetica del nostro Paese, visto che
i dati ci dicono tutt’altro” ha dichiarato Carlo Tritto, manager per i
carburanti sostenibili di T&E Italia, che conclude ”Le restrizioni sulle
importazioni dalla Cina sono un passo nella giusta direzione, mai dazi
antidumping da soli non saranno sufficienti a contrastare le frodi legate
all'UCO. L'UE deve smettere di incentivare gli oli di scarto importati e non
verificabili e passare da un sistema di verifica volontario e guidato
dall'industria ad una regolamentazione più rigorosa.”