19 luglio 2024 – L’industria italiana dell’auto è ormai composta in gran parte di componentisti, di cui una forte percentuale legata alla propulsione tradizionale a combustione interna. Il futuro sembra segnato per loro. La narrazione dice che in Europa il fatidico 2035 sarà solo il suggello a un cambiamento che tra 11 anni sarà già abbondantemente avvenuto. Tuttavia le grandi case automobilistiche occidentali, giapponesi e coreane continuano ad includere nelle proprie strategie di investimento le propulsioni a combustione interna. Qual è dunque lo scenario futuro più plausibile per l’automotive?
Per esaminare le prospettive di questo comparto, Next
Generation Mobility, in programma a Torino il 18 e 19 settembre, dedica al tema
dell’innovazione nella combustione interna un’intera sessione nella seconda
giornata di lavori.
Le motivazioni del cambio parziale di narrazione da parte
dell’industria automobilistica sono diverse, e vanno ben oltre la frenata delle
vendite dei veicoli a batteria che non decolla nonostante di politiche di
incentivi adottate da diversi Paesi. Secondo il Global Automotive Outlook 2024
di AlixPartners lo sviluppo dell’elettrico procede a rilento, con tassi futuri
di gran lunga inferiori al passato (19% CAGR 2024-2030 contro il 61% annuo
degli ultimi 3 anni), pur non avendo ancora raggiunto volumi e penetrazione “di
massa” (quota BEV globale quasi al 13% nel 2024). Inoltre, anche per
l’International Energy Administration dell’ONU, a livello globale nel 2035 le
stime sono che almeno il 50% delle auto vendute conterrà un motore a
combustione interna (nelle ibride di tutti i tipi il propulsore termico c’è
eccome).