19 giugno 2024 - Il settore dell’aviazione farà crescere la domanda di biofuels da oli da cucina usati. Secondo T&E, Cina e Malesia ne esportano più di quanti ne raccolgono: “Gli UCO possono essere copertura per l’olio di palma”.
Il più grande produttore mondiale di UCO, la Cina, presto
esaurirà le scorte di questo feedstock, mentre la domanda dall'Europa e dagli
Stati Uniti aumenta vertiginosamente.
L'Europa consuma 130.000 barili di olio da cucina usato
al giorno - 8 volte più di quanto riesce a raccogliere. Gli Stati Uniti
consumano 40.000 barili al giorno.
Le compagnie aeree - da qui al 2030 - triplicheranno la
domanda di UCO.
La discrepanza tra i dati di raccolta e quelli di esportazione
per Cina e Malesia indicano probabili frodi in corso.
Mentre è in corso un’indagine anti-dumping, lo studio
rileva che raccogliere UCO in Cina costa quasi il 30% in meno rispetto
all'Europa.
Il più grande produttore mondiale di olio da cucina usato
(Used Cooking Oil, UCO), la Cina, presto esaurirà le scorte di oli esausti, a
causa della vertiginosa impennata della domanda di Europa e Stati Uniti per
questa materia prima. È quanto emerge dal recente studio di Transport &
Environment (T&E), organizzazione ambientalista indipendente europea, che
ha commissionato una ricerca a Stratas Advisors, in cui viene esaminata la
capacità di raccolta dei principali produttori mondiali di oli esausti.
L’analisi rileva che, già oggi, la Cina esporta più della metà degli UCO che
raccoglie, utilizzati principalmente per essere trasformati in biocombustibili
per auto e camion europei e statunitensi. Non solo: la domanda di UCO è in
predicato di triplicare entro il 2030, principalmente spinta dal settore aereo
che li necessita per raggiungere gli obblighi di immissione in consumo previsti
dagli obiettivi di carburanti ‘sostenibili’ per l'aviazione (Sustainable
Aviation Fuels, SAF) [1]. Sulla base di questi risultati, T&E chiede di
limitare le importazioni non sostenibili e di dubbia provenienza di questi oli
esausti.