18 maggio 2024 - Il commercio globale si basa su rotte marittime che passano attraverso punti chiave, detti “chokepoints”. Analizzare come il cambiamento climatico influenzerà queste aree chiave per il commercio globale, e quindi sia le economie nazionali che quelle globali, è cruciale per valutare le misure di adattamento, in particolare nel contesto della distribuzione diseguale degli impatti del cambiamento climatico sull'agricoltura.
Un nuovo studio realizzato da un team internazionale con
ricercatori CMCC e coordinato da Ramón Key, analizza i potenziali effetti
macroeconomici del cambiamento climatico che influenzano le operazioni in tre
punti chiave marittimi, ovvero il Canale di Panama, il Canale di Suez e gli
Stretti Turchi.
Esaminando specificamente le materie prime agricole e
utilizzando una combinazione di modelli avanzati che includono anche un modello
"logistico" dei flussi di commercio marittimo, lo studio analizza
l’andamento dei cambiamenti delle principali variabili economiche esaminate,
con risultati simili tra i modelli.
In particolare, la ricerca dimostra che il cambiamento
climatico influisce sulle operazioni dei chokepoints con effetti sulla
produzione e sui prezzi delle materie prime agricole che a loro volta portano a
un calo del PIL globale. Infatti, lo studio ha rilevato che, sebbene la
ricomposizione del commercio generi sia vincitori che vinti, le perdite totali
tendono a prevalere e potrebbero raggiungere i 34 miliardi di USD (prezzi del
2014) nel 2030.
"Data l'importanza del commercio delle materie prime
agricole come meccanismo di adattamento, l'interesse per questo argomento
continua. Ora stiamo cercando di misurare gli effetti simultanei degli eventi
climatici che influenzano i chokepoints e la produzione di materie prime
agricole in tutto il mondo," spiega Key.
Gli eventi meteorologici in località remote, come il
Canale di Panama, potrebbero inoltre avere effetti a cascata sull'Unione
Europea, con potenziali perdite di 2 miliardi di USD di PIL. Forse ancor più
preoccupante è l'impatto sui paesi a medio e basso reddito: lo studio mostra
infatti che il Nord Africa, il Medio Oriente e l'Africa Sub-Sahariana sono
ancora più vulnerabili a questi effetti, evidenziando ancora una volta
l'asimmetria e la distribuzione diseguale degli impatti del cambiamento
climatico sull'agricoltura.