17 maggio 2024 - La recente riforma dei Titoli professionali del diporto rappresenta un’importante novità per il settore della nautica. Il decreto del 13 dicembre 2023, n.227, delinea, in particolare, i profili professionali per il personale imbarcato su imbarcazioni e navi da diporto impiegate in attività di noleggio e sulle navi destinate
esclusivamente al noleggio per finalità turistiche
(iscritte al Registro internazionale) puntando a colmare i vuoti della
normativa precedente. La disciplina dei tre ruoli di Ufficiale di navigazione
(del diporto), Ufficiale di macchina (del diporto), Ufficiale di navigazione
(del diporto di II^ classe) introduce un innovativo percorso di professionalizzazione.
Il suo obiettivo è garantire maggiore competitività al comparto,
rispondendo alle esigenze del crescente mercato legato
alle unità da diporto minori, ambito nel quale molte società di noleggio si
vedono costrette a rinunciare al servizio con equipaggio a causa della carenza
di personale qualificato.
In attesa della pubblicazione dei decreti attuativi il
Propeller Club di Salerno, in collaborazione con Coluccio Shipping &
Forwarding Agency e Gam Editori, ha promosso un convegno (“Nuove professioni
nel diportismo: sfide e opportunità per il settore nautico”, Stazione Marittima
porto di Salerno) per discutere vari aspetti d’interesse legati al nuovo quadro
regolatorio. Dalla discussione è emerso, innanzitutto, la sfida posta dalla
normativa al mondo della formazione. Quest’ultimo dovrà adeguarsi e rispondere
operativamente alle esigenze innovative inquadrate dalla riforma.
«Sviluppo dell’economia del mare e formazione
professionale non possono prescindere l’uno dall’altra» ha sottolineato Antonio
Bufalari, segretario generale di Assonautica. «Il nuovo decreto introduce
importanti misure di semplificazione che vanno coniugate con un maggior
supporto al sistema degli ITS». Per essere “nazione di mare” servono
investimenti per favorire lo sviluppo delle “professioni del diporto”, a
cominciare
dall’analisi dei fabbisogni del settore, con «presupposti
normativi – ha continuato – in grado di individuare, per intercettare al meglio
le esigenze delle imprese, i ruoli operativi anche a terra».
Sul tema specifico le realtà formative sul territorio si
stanno già preparando. Daniela Novi, Dirigente dell’ITS Nautico Giovanni XXIII
di Salerno, ha illustrato le novità, anche a livello didattico, che saranno
introdotte nella prossima programmazione. «La richiesta di figure legate al
diporto è incessante e coinvolge in modo crescente anche il mondo femminile.
Per primi in Italia introdurremo percorsi di competenze nautiche utili,
sfruttando la possibilità di organizzare attività opzionali per
specializzazioni ulteriori previste dalla riforma Gelmini. Dallo scorporo del
monte orario lezioni attiveremo, ad esempio, un corso di 15 ore continuative
per esercitazioni barche a vela e catamarani, con traversata anche in
notturna».
Sulla stessa lunghezza d’onda anche IMAT, il maggior
Centro di addestramento marittimi nazionale. Il responsabile dell’area
didattica da diporto dell’Academy, Antonino D’Alesio reputa la normativa come
«un inizio per regolamentare figure professionale che, ad oggi, sono
riconosciute ufficialmente solo in Inghilterra, attraverso i cosiddetti corsi
“hot master”». «Ora c’è la possibilità di introdurre percorsi del genere anche
in Italia. In attesa delle linee guida per i programmi esecutivi IMAT si sta
organizzando per realizzare moduli didattici che prevedano in combinata lezioni
teoriche in aula ed esercitazioni dal vivo».
Per centrare un obiettivo che potrebbe avere ricadute
economiche notevoli – si stima infatti la creazione di fino a 3.000 nuovi posti
di lavoro – bisognerà affrontare ad ogni modo le contraddizioni, emerse da
tutti gli interventi, ancora presenti nel testo normativo. Fermo restando la
necessità di attendere i contenuti dei
decreti attuativi sono state espresse non poche
perplessità, in particolare sulla possibilità di riconoscere un titolo
abilitante senza l’espressa necessità di esperienze pregresse nel settore. A
spiegare nel merito la contraddizione il Contrammiraglio Maurizio Trogu,
Delegato Reg. Campania e Basilicata LNI. «Oggi per condurre navi da diporto
oltre i 24 metri è necessario possedere la patente nautica da almeno tre anni.
Per come è scritto il decreto, invece, c’è la possibilità di conseguire lo
stesso titolo
abilitante, a parità di requisiti, a soli diciotto anni.
Una contraddizione che non ha senso, cui si aggiunge un altro fattore critico.
Essendo le nuove figure escluse dal perimetro della STCW esse potranno operare
solo in Italia. Un controsenso anche sotto l’aspetto delle possibilità
occupazionali».
Perplessità condivise anche da Salvatore Gambardella,
presidente di AIATP che sottolinea il nesso tra formazione e sicurezza. «La
sicurezza dei passeggeri a bordo è il primo requisito delle attività da
diporto, siano esse condotte su grandi gruppi di persone, come nel caso del
trasporto passeggeri, o su un numero minore, come nel caso del charter, vera e
propria attività d’elite. Non si può pensare di affidare la conduzione
di un’unità da diporto a un diciottenne senza nessuna
esperienza operativa». Un rischio che potrebbe moltiplicarsi in considerazione
del fenomeno «fuori controllo» del noleggio occasionale. «Pensato come una misura
anticrisi nel 2005 si è trasformato ormai in un’attività commerciale parallela
che contribuisce ad abbassare i livelli di sicurezza complessiva nei tratti di
mare più trafficati a livello turistico. Credo sia
arrivato il momento di cancellare questa misura».