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Donne fuori dal futuro digitale e dall’intelligenza artificiale

Donne fuori dal futuro digitale e dall’intelligenza artificiale

14 maggio 2024 - Occupati in aumento, forte presenza giovanile, crescita anche nei periodi di crisi. Eppure, in un quadro di riferimento di questo tipo, le donne non sembrano attratte dalle opportunità del settore ICT. I dati non si prestano a equivoci: nelle aziende informatiche, incluse quelle sulla linea dell’innovazione e dell’intelligenza artificiale, le donne rappresentano una minoranza. 

In un’epoca di piena transizione digitale e in un settore che sempre di più è considerato attrattivo anche dal punto di vista delle retribuzioni, le donne, a livello europeo, non superano il 17-18% degli addetti delle aziende del comparto ICT. L’Italia è al di sotto della media europea, con una percentuale di donne professioniste dell’ICT che si attesta attorno al 16%. E ciò risulta doppiamente allarmante e per certi aspetti incomprensibile, se si considera che il settore si attesta su queste percentuali da 10 anni e che neppure il grande interesse che si sta polarizzando sull’intelligenza artificiale riesce a smuovere questo trend.

A sollevare questa tematica sono Bureau Veritas Italia, antesignano e leder nelle certificazioni sulla parità di genere, e il Comitato per le parti opportunità dell’Università di Genova, che si sono fatti promotori di un Convegno focalizzato essenzialmente su un quesito: quali ostacoli, pregiudizi o persino forme di autoesclusione hanno condizionato i percorsi delle donne, consentendo agli uomini di occupare i quattro quinti delle posizioni professionali ICT?

Secondo i dati presentati da Patrizia Tomio dell’Università di Trento, se il futuro è, come appare evidente, digitale, le donne stanno mancando una grande opportunità di affermazione in un contesto economico e sociale sempre più caratterizzato dalla necessità di tecnologie e competenze informatiche, ricercatissime dalle risorse umane delle aziende. Ma c’è di più: i sistemi di intelligenza artificiale – a cui stiamo affidando ruoli sempre più importanti nella vita privata e nell’economia - si basano su algoritmi che tendono a riflettere la forma mentis di chi li progetta, inclusi gli stereotipi di genere. Una programmazione prevalentemente in mano agli uomini rischia di esprimere e consolidare visioni tipicamente maschili.


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