20 maggio 2024 - In concomitanza con la Giornata Internazionale delle donne nel settore marittimo, Wista Italy propone una riflessione sulla presenza femminile nel settore.
Per parlare di disparità di genere bisogna sempre iniziare dai numeri e bisogna ammettere che nel mondo dei porti, dei trasporti e dello shipping mancano anzitutto dati chiari, aggregati e rilevazioni periodiche che indichino la consistenza della presenza femminile nel settore.
Stando ai dati disponibili, le donne mancano in modo ancora importante e crediamo sia necessario fare finalmente un significativo passo in avanti.
Le donne, per esempio, mancano ancora completamente nella governance delle autorità perché attualmente su quindici Autorità di Sistema Portuale del Paese non abbiamo neanche una donna Presidente di Autorità e solo due donne Segretario generale.
In realtà, le donne Segretario generale, nella storia della riforma, sono state sei: Marina Monassi a Trieste, Emma Mazzitelli a Savona, Claudia Marcolin a Venezia, Roberta Macii a Civitavecchia, Antonella Scardino a Venezia e Federica Montaresi alla Spezia e ci sono state due donne Presidenti, Marina Monassi a Trieste e Carla Roncallo a La Spezia. Forse, in trent’anni di realizzazione della legge 84/94 si poteva fare qualcosa di più.
Alla fine del 2024 ci saranno numerose cariche da Presidente di Autorità Portuale in rinnovo e pensiamo che questa volta sarebbe il caso di cercare delle figure femminili qualificate per almeno la metà delle cariche in rinnovo.
Il settore portuale, grazie ad Assoporti, realizza un censimento annuale dell’occupazione nelle tre categorie di imprese che la legge 84/94 ha stabilito che possano lavorare nei porti italiani: imprese che fanno operazioni portuali di carico, scarico, deposito e trasbordo (art.16), le cosiddette “compagnie portuali” che erogano manodopera alle imprese di cui all’ art. 16 (art.17) e le imprese previste dall’art. 18 ossia i terminalisti che hanno in concessioni aree demaniali e le banchine usate per svolgere le suddette attività.
In questo ambito, il quadro della presenza femminile è molto limitato. Difatti, nel 2022 questo comparto economico contava 20.123 dipendenti ma le donne rappresentavano solo l’6,3% cioè 1.269 persone divise, in modo diverso, nei tre settori di appartenenza. Questa percentuale risulta addirittura diminuita rispetto alla stessa rilevazione del 2020. Infatti, tra il 2020 e il 2022 mentre gli addetti del settore sono complessivamente cresciuti del 6,7% la componente femminile è diminuita.