30 maggio 2024 – “Comprendiamo la logica che muove Coldiretti, ma sarebbe opportuno chiarire ai consumatori che il concentrato cinese comunque non finisce sulle loro tavole. L’Italia è il primo Paese produttore ed esportatore di derivati del pomodoro destinati direttamente al consumo finale. Concentrati, pelati, passate, polpe e pomodorini che troviamo sugli scaffali dei supermercati sono ottenuti da pomodoro 100% italiano di alta qualità, come indicato anche in etichetta, che deve essere lavorato entro 24 ore dalla raccolta, tempi di lavorazione incompatibili con quelli che sarebbero necessari a importare la materia prima da altri Paesi. Che si parli di pomodoro cinese o di altro paese anche europeo per i pelati, la polpa, la passata e i pomodorini è un assurdo. Dal concentrato, sia esso importato o prodotto in Italia, che ha una caratteristica di liquido, non si possono ottenere prodotti solidi, come il pelato o la polpa: sarebbe come pretendere di ricavare da una bottiglia di vino trenta o più grappoli d’uva.
È emblematico il dato inconfutabile che sia quando le
importazioni di concentrato sono state il doppio di quelle attuali che quando
sono state la metà, gli ettari coltivati in Italia a pomodoro da industria sono
stati sempre circa 70.000. Le importazioni di concentrato non rappresentano,
quindi, un problema particolarmente rilevante per il nostro sistema agricolo in
quanto la concorrenza avviene su livelli diversi. Si preferisce, infatti,
destinare la materia prima italiana a produzioni di maggiore qualità e più
remunerative, tenuto conto che il prezzo che le nostre aziende pagano agli
agricoltori per il pomodoro è il più alto al mondo e può raggiungere anche i
200€/ton mentre negli altri Paesi trasformatori è meno della metà.
Le importazioni di concentrato che arrivano nel porto di
Salerno avvengono per lo più in regime di temporanea importazione, per cui il
concentrato entra in Italia per poi essere riesportato verso paesi extra
comunitari, lasciando in Italia solo il valore aggiunto che si genera in
termini di occupazione e marginalità. La vera battaglia per la filiera, che
potremmo vincere insieme alla Coldiretti e a tutti coloro che possono
supportarci, è legata all’applicazione sul territorio comunitario del principio
di reciprocità per il concentrato proveniente da Paesi extra UE che non
applicano i nostri stessi standard etico-sociali ed ambientali - e che per
questo fanno concorrenza sleale alle nostre imprese - destinato ad essere
utilizzato come semilavorato dalle aziende europee di seconda trasformazione
nella preparazione di altre produzioni (es. base per pizze surgelate o sughi
pronti). Tutti devono avere e rispettare le stesse regole. Questo è quello che
stiamo chiedendo con insistenza alle istituzioni europee a tutela del nostro
sistema produttivo, superando posizioni demagogiche fuorvianti e dannose per la
reputazione di un’industria e di un prodotto, il pomodoro, che da secoli è
alfiere del Made in Italy nel mondo.”
Così l’ANICAV, Associazione Nazionale Industriali
Conserve Alimentari Vegetali, a commento dei fatti di cronaca.