16 aprile 2024 – L’intelligenza artificiale non spaventa più come all’inizio, anzi è utile se serve a migliorare l’esperienza dell’utenza, i tempi di attesa, la gestione dei flussi di traffico e persone e la prevenzione su incidenti e guasti dei mezzi pubblici. Di converso, si notano riserve rispetto a scenari avveniristici di sistemi di guida interamente autonoma, soprattutto quando integrata su taxi.
Questa una sintesi delle principali opinioni emerse dalla ricerca demoscopica “L’intelligenza Artificiale e il Trasporto Pubblico Locale nella prospettiva degli utenti (e non) TPL”, condotta da ASSTRA in collaborazione con GPF – Inspiring Research e presentata in occasione del XVIII Convegno Nazionale ASSTRA.
“L'intelligenza artificiale, come ultima frontiera della digitalizzazione, appare un driver di innovazione straordinario, in grado di accelerare l'evoluzione dei processi produttivi trasformandone i paradigmi e ridefinendo il concetto stesso di lavoro”,
ha dichiarato Andrea Gibelli, Presidente di ASSTRA, in apertura del Convegno.
“Le applicazioni di intelligenza artificiale promettono un cambiamento radicale dei modelli di business e delle professionalità necessarie e ci spingono verso nuove sfide legate alla produttività e all'efficienza per rendere il servizio di trasporto pubblico il sistema operativo delle città”,
ha concluso Gibelli.
L’indagine -che ha inteso fotografare lo status quo e il
futuro percepito sull’AI, sia in termini generali sia nel settore specifico del
TPL- è stata condotta a marzo 2024 su un campione di 1500 persone,
rappresentativo di una parte di cittadini che utilizzano in modo regolare i
mezzi pubblici.
Il primo dato che emerge dall’indagine è l’ambito a cui l’AI viene immediatamente associata dai cittadini, sintomo di un’opinione ancora non del tutto formata: “robotica”, “automazione” e “automatismo”, sono infatti i termini più frequentemente associati a questa innovazione, trascurando o, in certi casi, ignorando che l’elemento principale dell’AI è l’abilità di apprendere, adattarsi, dimostrare creatività e migliorare i processi in autonomia.
Tuttavia, alla luce di queste informazioni ragionate
sulle caratteristiche dell’AI, la maggioranza relativa è molto attratta ed orientata
in modo positivo e soltanto poco più di un decimo del campione esprime “grande
ostilità” poiché vede l’AI come una incognita (sociale e individuale), e un
ulteriore quinto la vede con una “certa ostilità”.