18 aprile 2024 - Lanciare una politica europea dei trasporti logisticamente integrata attraverso un nuovo “Libro Bianco europeo sui Trasporti e la Logistica”. Questa la proposta di Confetra, la Confederazione Generale Italiana dei Trasporti e della Logistica che associa 20 federazioni nazionali e un centinaio di associazioni territoriali a cui fanno capo decine di migliaia di imprese, presentata oggi attraverso il Manifesto 2024 - Per una nuova Europa, un documento programmatico che racconta i principali nodi del settore e le urgenze da affrontare a pochi mesi dalle elezioni europee. L’obiettivo è chiedere ai futuri decisori politici una mobilitazione che induca a ripensare priorità, metodo e governance dell’Unione, per dare al settore della logistica la centralità politica e operativa che merita.
I punti del Manifesto.
“Sussiste ormai un tema di “fragilità logistica” - dice il presidente di Confetra Carlo De Ruvo - che va affrontato e posto al centro della nuova agenda politica europea, insieme a una visione nuova della mobilità e della gestione dei flussi di persone e merci, modificando l’approccio finora perseguito, basato più su una logica modale del trasporto e poco sull’integrazione logistica”.
Dal trasporto aereo a quello su
gomma, su ferro e marittimo, dai valichi alpini alla questione doganale, ma
anche il tema della decarbonizzazione e poi un focus sul nuovo testo relativo
alla direttiva sul trasporto combinato di merci tra gli Stati membri e sul
Regolamento sulla rete transeuropea dei trasporti: all’interno del Manifesto
presentato da Confetra ci sono i principali nodi di un settore che è strategico
per l’Europa: il comparto della logistica e del trasporto merci in Italia,
infatti, conta oltre 81.000 imprese e circa 1 milione di addetti per un
fatturato complessivo di circa 140 miliardi di euro che rappresenta l’8% del
PIL italiano.
A monte delle richieste, una situazione di fragilità
logistica europea che risente anche di un contesto internazionale tutt'altro
che semplice - tra le guerre di Ucraina e Palestina, ma anche nel Mar Rosso - e
di un clima di incertezza a livello europeo - il rischio di revisione al
ribasso delle prospettive economiche, il timore di interruzione degli
approvvigionamenti, l’impatto sui prezzi dell’energia e sulla produzione, sulla
movimentazione delle merci e sull’inflazione. Tutto questo, ha portato la
catena logistica ancora una volta davanti a uno shock inatteso con conseguenze
negative sui traffici.