Dopo un 2022 che ha visto una contrazione dei consumi del
7,5% e un 2023 chiuso con valori negativi, per il 2024 la filiera del
calcestruzzo prevede un ritorno del segno “+” nella crescita grazie all’avvio
dei lavori infrastrutturali previsti dal Pnrr. Un ottimismo stemperato però dal
pericolo che il comparto, che conta oltre 36mila addetti e circa di 2.700
imprese, con un fatturato che nel 2022 ha superato i 13 miliardi di euro, possa
non avvantaggiarsene. Anzi. Il motivo? La concorrenza sleale rappresentata dal
calcestruzzo prodotto nei Paesi extra-europei affacciati sul Mediterraneo, i
quali, non condividendo gli stessi obiettivi di decarbonizzazione delle aziende
europee e non sostenendone quindi i conseguenti investimenti, producono a costi
notevolmente inferiori, con differenze di prezzo vicine al 30%.
A lanciare l’allarme, Roberto Callieri, presidente di
Federbeton, l’associazione confindustriale della filiera del cemento e calcestruzzo.
Secondo Callieri, le importazioni dai Paesi extra-Ue sono triplicate negli
ultimi 3 anni e nei primi sette mesi del 2023 hanno registrato un’ulteriore
impennata del 30%.
Insomma, la filiera italiana del calcestruzzo è sotto
attacco e un eventuale arresto della produzione nazionale della filiera
causerebbe un’immediata contrazione del Pil del 4,1%.
Naturale quindi che alla kermesse piacentina organizzata
da Mediapoint & Exhibitions il tema della difesa del calcestruzzo “made in
Italy” sarà centrale. In particolare, nel ricco palinsesto di eventi, workshop
e incontri, speciali focus affronteranno le “ricette” per contrastare il
pericolo delle importazioni senza controllo, che passano per il nuovo Codice
degli Appalti (Art. 3 All. 1.7) e i CAM (Criteri Ambientali Minimi).