20 settembre 2023 - Dal 1995 i Paesi europei hanno
investito per ampliare e ripristinare la rete stradale il 66% in più di quanto
hanno speso per la rete ferroviaria. È quanto emerge da una nuova analisi
commissionata da Greenpeace Europa centro-orientale (CEE) al Wuppertal Institut
e al T3 Transportation Think Tank. Da quando, negli anni Novanta, sono stati
presi i primi impegni globali per ridurre le emissioni di gas serra, i Paesi
europei hanno speso ben 1.500 miliardi di euro per le infrastrutture stradali e
solo 930 miliardi di euro per quelle ferroviarie, incentivando così il
trasporto privato alimentato con carburanti fossili anziché il trasporto
pubblico sostenibile.
Come conseguenza, dal 1995 in Europa sono stati costruiti
più di 30mila chilometri di autostrade, con un aumento del 60%. Allo stesso
tempo la rete ferroviaria si è ridotta del 6,5%, con una perdita complessiva di
più di 15 mila chilometri di linee ferroviarie. Oltre 13 mila chilometri di
linee ferroviarie, per lo più regionali, e quasi 2.600 fermate e stazioni di
treni sono state chiuse in via temporanea o definitiva, penalizzando
soprattutto chi vive nelle aree rurali.
Per quanto riguarda l’Italia, dal 1995 al 2018 il nostro
Paese ha investito il 28% in più sulle strade che sulle ferrovie, spendendo
rispettivamente 151 e 118 miliardi di euro. Inoltre, nonostante la lunghezza
della rete ferroviaria italiana sia aumentata del 5% rispetto al 1995,
soprattutto grazie agli investimenti sull’alta velocità, questo è avvenuto a
discapito delle linee regionali. Dal 1995 sono state infatti chiuse 40 linee
ferroviarie, per un totale di più di 1.800 chilometri. Queste linee, tuttavia,
potrebbero essere in gran parte ripristinate con relativa facilità, dal momento
che non sono state smantellate.