7 luglio 2023 – I volumi di investimento nel Commercial Real Estate nel secondo trimestre del 2023 sono stati pari a 1,27 miliardi di euro, in forte crescita rispetto al precedente trimestre (+35%), seppur in calo del 56% rispetto allo stesso periodo del 2022.
Questo risultato, analogamente a quanto osservato nel resto d’Europa, è stato causato da un ulteriore aumento del costo del capitale, in seguito alle politiche monetarie della BCE per contrastare l’inflazione, determinando così strategie di repricing trasversali a tutti i settori, con conseguenze negative sulla disponibilità e il costo del debito.
La pipeline degli investimenti attualmente è consistente, nonostante le incertezze sul mercato dei capitali stiano portando molti investitori a posticipare le proprie decisioni o a presentare offerte con repricing.
Si osservano comunque importanti operazioni con prezzi vicini ai valori massimi storici da parte di investitori, privati e family office in particolare, con ampie disponibilità di capitale proprio e alla ricerca di opportunità su immobili di primario standing. Per compensare l’impatto della decompressione dei rendimenti sui capital value, gli investitori guardano con interesse a immobili e mercati con margini di crescita dei canoni, in grado di offrire anche in questo momento opportunità di capital appreciation.
La disponibilità di capitale sul mercato italiano, anche grazie all’ingresso di newcomer, si manifesta in quei settori dove i fondamentali del mercato degli occupier continuano a registrare ottime performance, come nel caso della Logistica, dove il mercato si sta allargando anche a prodotti legati all’industria manifatturiera.
La forza dell’industry di riferimento alimenta anche la pipeline degli investimenti nel segmento Hotel, in cui le presenze turistiche e i fatturati stanno registrando ottime performance, nonostante nel secondo semestre l’attività si sia concentrata in prevalenza su operazioni di dimensioni più contenute e nel segmento leisure, in particolare sui resort.
Nel mercato degli Uffici si osserva un progressivo allontanamento del timore degli investitori relativo a possibili riduzioni dei tassi di occupancy causati dalla diffusione generalizzata del remote working, che ha causato un arresto delle transazioni e provocato la riduzione dei volumi d'investimento, inizialmente negli Stati uniti e successivamente anche in Europa.
I trend rilevati analizzando le intenzioni dei principali occupier e le performance di assorbimento, testimoniano un forte focus sugli immobili di grado A, energeticamente efficienti e conformi ai criteri ESG.