19 giugno 2023 - In Giamaica sono in corso i lavori dell’ISA per discutere anche sulle licenze relative all’esplorazione del fondale marino. In questi giorni Irlanda, Brasile, Canada, Finlandia e Portogallo si sono uniti ai Paesi che chiedono una moratoria contro l’estrazione mineraria in acque profonde.
“Sappiamo ancora troppo poco sugli impatti che potrebbe avere il Deep Sea Mining, specialmente nel lungo periodo. Per questo è fondamentale adottare il principio di precauzione, mentre la ricerca svolge studi più approfonditi. Sarebbe un segnale di grande importanza, soprattutto nell’ambito della United Nations Decade of Ocean Science for Sustainable Development (2021-2030)”.
Così Francesca Santoro, Senior Programme Officer della Commissione Oceanografica Intergovernativa (IOC) dell’UNESCO, commentando i lavori della 28ª sessione - attualmente in corso a Kingston in Giamaica (dal 10 al 21 luglio con il Consiglio, dal 24 al 28 luglio con l’Assemblea) - dell’International Seabed Authority (ISA), l’Autorità Internazionale delle Nazioni Unite che governa le attività estrattive minerarie in mare e che dovrà esprimersi in merito alle concessioni e alle licenze relative alle esplorazioni del fondale marino.
Il cosiddetto Deep Sea Mining (DSM), ovvero l’estrazione di metalli e terre rare nelle profondità marine, ha infatti degli impatti sull’oceano ancora poco noti e ancora non del tutto misurati e misurabili. Per far sì che i governi accelerino nel normare lo sfruttamento dei fondali marini, sempre più Paesi si stanno unendo alla campagna “Look Down” che, lanciata nel 2022, promuove una moratoria che normi lo sfruttamento dei fondali marini, almeno fin quando la ricerca non avrà dato risposte più chiare.