9 maggio 2022 - Si è tenuto il 6 maggio a Pozzuoli il convegno “Le Concessioni Demaniali Marittime nel Mercato Europeo. Criteri di aggiudicazione nel mercato italiano. Quali prospettive?”, promosso dalla Associazione SeaLaw. Una problematica scottante quanto purtroppo non recente, visto che i prodromi della questione e le aspettative degli operatori, risalgono al 2006, anno della nota Direttiva Bolkestein.
L’incontro aveva numerosi ambiti di approfondimento ma si è concentrato su quello specifico delle concessioni balneari. La Direttiva ha scaturito una lunga serie di norme, con l’evidenza che finora l’Italia ha provato ad aggirarne i contenuti, anche in maniera illegittima, come stabilito dalla Corte di Giustizia UE già nel 2016. Una prima disamina a cura dei magistrati Sergio Zeuli, Consigliere di Stato, Giovanni Scotto di Carlo, del Tribunale di Napoli, ha permesso di illuminare i passaggi di questi ultimi quindici anni e il sostanziale obbligo di adeguamento sancito della Corte di Giustizia europea e dalle più recenti sentenze 17 e 18/2021 del Consiglio di Stato in adunanza plenaria.
Che, come ha sottolineato Zeuli-
“Data la complessità scaturita dalla decisione del Consiglio dì Stato, non prometteva una parola definitiva, che potrà giungere dallo stato italiano, o dalla stessa UE, se e quando deciderà di emettere normative per l’armonizzazione delle concessioni demaniali marittime di interesse transfrontaliero.”
La discussione si è poi soffermata sul caso di sequestro dei Bagni Liggia a Genova disposto per violazione della Bolkestein e avvenuto nel marzo 2019. Sono altresì intervenuti i legislatori, ovvero l’eurodeputato Giosi Ferrandino e il deputato Raffaello Topo, spiegando che dopo tanti anni non si possono illudere gli operatori e che vi saranno per i concessionari storici, forme di tutela e compensazione, basati su criteri oggettivi.
Dopo una serie di interventi tecnici, la parola è passata a Marcello Giocondo, Presidente del Sindacato Italiano Balneari – SIB Campania, aderente alla FIPE Confcommercio:
«le sentenze del Consiglio di Stato – ha spiegato Giocondo – sono intervenute a gamba tesa in un momento storico tragico dovuto al Covid e alla guerra. La SIB ha quindi presentato ricorso in Cassazione. Riteniamo inoltre – ha proseguito il rappresentante degli operatori – che il termine del 2023 sia troppo stretto per l’adeguamento e che il Governo, così come la Regione Campania, debbano mettere ordine nelle normative in materia demaniale e di una serie di problematiche come le spiagge libere e la sicurezza dei tratti non sorvegliati: non abbiamo timore della Bolkestein, ma chiediamo normative».
Nel dibattito, un prezioso suggerimento è giunto dall’avvocato Francesco Miraglia, Presidente di Aguarcost:
«L’Italia si è dimenticata di avere nel proprio ordinamento giuridico un “gioiello”: si tratta del Codice di Navigazione del 1942. Esso – ha proseguito Miraglia – poteva prevedere delle forme di tutela anche in materia di demanio marittimo, come nel caso dell’art. 37 che prevede l’evidenza pubblica in materia di concessioni».
Insomma, quello del Codice della Navigazione, un vero esempio di soft power italiano, quando l’Italia vantava un importante ruolo, che va ora rilanciato per ridare al Paese un importante ruolo nel Mediterraneo, e far sì che l’economia “blu” conti di nuovo veramente. È giunta quindi alle conclusioni la Presidente di SeaLaw, Imma Marra, avvocato cassazionista:
«Auspichiamo che ci possano essere clausole o principi che salvaguardino la piccola e media impresa e gli operatori del territorio – ha spiegato la Presidente Marra – ma, volendo essere realisti, è inevitabile che ci si debba adeguare alle nuove norme. Pertanto gli operatori sin d’ora devono pensare a forme di aggregazione per una progettualità che possa essere all’altezza di competitor stranieri o dalle grandi dimensioni».