6 maggio 2023 – Assiterminal focalizza qui di seguito i 3 punti che costruiscono un impianto ritenuto totalmente sbagliato e pericoloso per la portualità italiana. “Questo provvedimento è un pasticcio istituzionale, giuridico, in parte in contrasto con il Trattato di Funzionamento della Unione Europea (TFUE), in particolare in materia di concorrenza. Il risultato che produce è quello di confondere e alterare un assetto istituzionale, attribuendo funzioni esorbitanti ed ultronee ad una Autorità Regolatrice, ART, snaturando così la funzione della Istituzione concedente, il MIT per il tramite delle ADSP. Non solo non si procede in alcun modo sulla tanto sbandierata strada delle semplificazioni, ma si complicano procedure e livelli di interlocuzione in modo compromissorio rispetto al futuro equilibrio del sistema.
È la palese dimostrazione della assoluta mancanza di cultura industriale di chi lo ha prodotto e concepito. Ai Piani di impresa dell’attuale sistema concessorio, pare si sostituiscano, enfatizzandolo, il ruolo della sola componente finanziaria, oltre tutto attribuendo una premialità ai progetti industriali con basso tasso di rischio di capitale (WACC) contraddicendo così uno dei principi fondanti l’identità dell’impresa: la componente di rischio. È chiaro che nessuno voglia spingere alla avventatezza dei progetti industriali sottesi al rilascio delle concessioni.
Ma attribuire una così fondamentale funzione al solo progetto finanziario (peraltro prodotto da uno schema affidato ad ART) snatura la nostra identità industriale e ci fa ripiombare nella dimensione di servizio che abbiamo sempre combattuto, anche internamente alla nostra associazione. Non a caso l’approccio è lo stesso delle concessioni autostradali, ferroviarie e aereoportuali, con richiami, peraltro molto poco comprensibili sul piano giuridico, alle procedure di appalto.
È sorprendente l’assordante silenzio di Assoporti e dei Presidenti delle ADSP, di fatto espropriati di prerogative essenziali. ART si accinge a diventare un mostro di dimensioni abnormi per poter svolgere una funzione non propria, alla faccia della semplificazione e dei costi in capo allo Stato.
Dobbiamo quindi esprimere il nostro giudizio netto, non per rompere con alcuno, ma per richiamare tutti gli attori del sistema ad una revisione dei principi cardine che tutelano e sviluppano la portualità italiana. L’obiettivo è quello di riaprire il confronto.
Se ciò non avverrà, come invece speriamo e opereremo affinché avvenga, ci riserviamo di procedere alla impugnazione del provvedimento (per la propria incongruenza rispetto al principio della gerarchia delle fonti e per i palesi contrasti con il TFUE)
Ci riserviamo inoltre una valutazione relativa ai rapporti tra concessionari e Art, il cui ruolo risulta stravolto ed esorbitante rispetto alla funzione regolatoria assegnatale dalla legislazione italiana ed europea”.