19 gennaio 2022 - Una crisi energetica, quella che il
mondo sta vivendo da qualche anno, che può mettere in crisi anche le realtà
produttive dei paesi industrializzati. In Italia, che per le risorse
energetiche deve fare affidamento su altri Paesi, a risentirne sono tutti i
settori produttivi, dal manifatturiero alla chimica, passando per l'industria
della carta, della produzione di cemento, vetro, e altri prodotti per i quali
l'Italia primeggia nel mondo. Molte aziende, visti i costi energetici
elevatissimi, si vedono costrette a interrompere la produzione nelle fasce
orarie in cui l'energia costa di più. L'impatto negativo sulla crescita
economica è inevitabile, perché se i rincari fossero completamente scaricati
sui clienti, si otterrebbe come risultato un'ennesima frenata nei consumi. E il
ciclo ricomincerebbe, andando a intaccare perfino i benefici del Pnrr.
“Questa forte impennata dei costi energetici è dovuta per
la maggior parte a una speculazione derivante dall'avvio della necessaria
transizione energetica” spiega Domenico De Rosa, amministratore delegato di
SMET Group, che aggiunge: “Nell'ultimo anno la speculazione sul prezzo dei
carburanti ha riguardato soprattutto il gas metano liquido, protagonista della
prima fase della transizione energetica dal carburante tradizionale
all'alternativa sostenibile. Il rincaro dei prezzi del carburante pone in serio
rischio i progetti di transizione “green” di molte aziende, che hanno già
operato investimenti consistenti, e che oggi sono costrette a fronteggiare un
aumento spropositato dei prezzi che in molti casi supera il 100% in un anno,
rischiando di compromettere l'intero percorso di transizione energetica”.