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Luca Sisto: visione dal mare per efficientamento energetico


10 dicembre 2021 - Ieri 9 dicembre, per la prima volta si sono svolti in tutta Italia, gli Stati generali della Commissione VIA - VAS del ministero della Transizione ecologica per un confronto con gli esponenti del mondo istituzionale, imprenditoriale, energetico, ambientale e giornalistico. Nel corso della prima sessione intitolata “Una ‘fase 2’ per la VIA tra target sovranazionali e localismi nella cultura del territorio e dell’impresa”, introdotta dal Ministro Roberto Cingolani, è stato trattato il tema della sfida imposta dall’emergenza climatica da affrontare con iniziative improntate dalla maggiore efficienza e con interventi caratterizzati dalla maggiore qualità progettuale. 

In rappresentanza di Confitarma è intervenuto il Direttore Generale Luca Sisto che, dopo aver ricordato che seppure la maggior parte dell’inquinamento provenga da terra, il trasporto via mare è spesso percepito come una modalità di trasporto fortemente responsabile delle emissioni di gas serra. 
“Invece lo shipping è la modalità di trasporto più sostenibile, strumento potente di contrasto al cambiamento climatico che riesce a spostare una enorme quantità di merci producendo emissioni di CO2 pari a circa il 2% delle emissioni totali dell’economia globale”. 
"Inoltre, l’industria marittima mondiale, che segue regole internazionali emanate dall’IMO, tra il 2008 e il 2018 a fronte di un aumento del 40% nel commercio marittimo, ha ridotto del 10% le emissioni di Co2 mentre, dal 1° gennaio 2020, ha ridotto allo 0,5% il tenore di zolfo nei combustibili per uso marittimo in tutti i traffici, con eccezioni per i porti comunitari e per le aree ECA ove già vige il limite dello 0,1%.”. 
Ciò dimostra che il mondo del trasporto marittimo già da tempo si sta muovendo in linea con la strategia dell’IMO che prevede di abbattere entro il 2030 le emissioni di CO2 nel trasporto marittimo internazionale di almeno il 40% rispetto al 2008, raggiungendo il 70% entro il 2050 e di ridurre le emissioni annue totali di gas serra derivanti dal trasporto internazionale di almeno il 50% entro il 2050”. Tutto ciò dimostra che, seppure nascosto, lo shipping è il motore della filiera ed è indispensabile specie per un Paese, come l’Italia, che per la maggior parte degli scambi con l’estero dipende dal trasporto marittimo. 
“E gli armatori italiani non sono rimasti a guardare e già da tempo stanno facendo importanti investimenti per rendere green le loro navi – ha aggiunto Sisto – alcune delle quali hanno già adottato la soluzione transitoria del LNG per poi passare all’ammoniaca e idrogeno, con ricorso a batterie sempre più capaci e sviluppo, ovviamente, delle relative tecnologie per alimentare la flotta mondiale. Il problema è che ci sono già le prime navi green ma non ci sono nei nostri porti le infrastrutture per la distribuzione dei nuovi combustibili”.

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