16 novembre 2021 - Nel corso dell’evento “Il Porto Incontra” organizzato da Fise Uniport a Gioia Tauro, nei locali di MedCenter Container Terminal, il presidente dell’Autorità di Sistema portuale dei Mari Tirreno Meridionale e Ionio, Andrea Agostinelli, dopo aver sottolineato i punti di forza dello scalo di Gioia Tauro, ha detto: <<Qui c’è un pezzo dello Stato che ancora riesce a progettare, a realizzare e a sognare, in una cornice di legalità. Ora l’alternativa è della politica, quella regionale e soprattutto quella nazionale, se condividere il nostro sogno, con uno sforzo chirurgico e definitivo, per completare lo sviluppo a terra del nostro porto, oppure lasciare Gioia Tauro così com’è, con i suoi 3 milioni di contenitori annui, primato nazionale, occupazione bene o male salvaguardata, ma nessuno sviluppo del retroporto, nessun beneficio per la Calabria e per il Sud>>.
Agostinelli
ha quindi percorso i passi che, negli ultimi anni, hanno riportato lo scalo ai
vertici internazionali del transhipment <<Questo è un porto nuovo dai
fondali abissali – ha aggiunto - che curiamo in modo maniacale. Non a caso, le navi
porta containers più grandi del mondo ormeggiano qui e in nessun altro porto in
Italia. Qui abbiamo le infrastrutture più moderne, un armatore, che è anche
terminalista, che sta investendo 210 milioni di euro, anche con il contributo
di questa Autorità di Sistema Portuale, e che tutti gli altri porti ci
invidiano e corteggiano.
Abbiamo
realizzato in questi anni infrastrutture modernissime, il viadotto De Maria e
il gateway ferroviario che il porto aspettava da 30 anni, una delle pochissime
opere strategiche nazionali del Sud arrivata dalla progettazione alla bollinatura
della Corte dei Conti. E poi un bacino di carenaggio per il quale sono pronte
le risorse e che fino a 4 anni fa appariva un miraggio visionario e che oggi
sta diventando realtà.
Ne
siamo orgogliosi. In questo contesto, che è quello della Calabria più profonda
e nel pieno dell’emergenza pandemica, maestranze portuali e terminalista hanno
realizzato nel 2020 uno stupefacente + 26% dei traffici, che si contrappone
alla flessione a doppia cifra di tutti gli altri porti del pianeta. Noi siamo
orgogliosi anche delle nostre maestranze e del nostro terminal>>.
<<E poi c’è il resto del mondo – ha continuato Agostinelli
- c’è
la “questione meridionale” che vede questa meraviglia portuale godere del più
ampio retroporto nazionale ampio 370 ettari, gode di strade, autostrade,
ferrovia, per non dire di un aeroporto internazionale a 60 km di distanza. Abbiamo
il sogno visionario di farlo diventare il volano economico di una intera
regione, se non dell’intero Meridione, abbiamo il sogno visionario di un
collegamento via ferro con gli interporti campani e pugliesi, magari via
Corigliano, nonostante una Zona Economica Speciale che non decolla, una “alta
capacità ferroviaria” ad oggi inesistente, e questo è l’obiettivo che il PNRR
deve raggiungere, non dimenticando che il problema della Regione si chiama alta
velocità.
E poi c’è una cultura
portuale qui del tutto mancante. Siamo un porto giovanissimo, senza storia,
senza cultura marinara, senza la coscienza diffusa di essere un grande porto
mediterraneo. Ne parliamo ogni giorno con le organizzazioni sindacali, con le
università, con la società civile, con la politica.
Qualcosa sta
cambiando. Cinque anni fa i giornali titolavano che il porto di Gioia Tauro era
il porto della cocaina. Oggi, proprio oggi, questo è il titolo di rilievo che
ci riconosce Affari e Finanza “Gioia tauro, un porto da record per rilanciare
la Calabria e il Sud”. E infine c’è la Ndrangheta, il convitato di pietra di
ogni discussione sui problemi calabresi. Abbiamo qui le Istituzioni, le
migliori Forze dell’ordine e di Polizia, la migliore magistratura per
combattere questa piaga mentre noi facciamo ogni sforzo per tenerla fuori dal
porto, con indagini capillari su ogni appalto e sub appalto>>.