Ecco come la pandemia sembra non voler mollare la presa sull’economia reale. Se, da un lato, dall’autunno 2020 è ripartita pian piano la domanda di prodotti e servizi, dall’altro, le industrie di produzione, costrette a tenere gli impianti fermi anche per due mesi nella precedente primavera, non si sono fatte trovare pronte.
Così, mentre la fiducia cresceva e con essa gli ordini, le scorte hanno iniziato a scarseggiare. In questo contesto un ruolo chiave è svolto dalla Cina, fabbrica del mondo e fonte cruciale di domanda e offerta di materie prime: in questi mesi si è verificata da parte del governo cinese una riduzione della produzione di metalli chiave come acciaio e alluminio e affiancata da un incremento della domanda di cereali. La scarsità di alcune commodities, unita all’aumento della domanda di altre, ha fatto volare i prezzi delle materie prime e dei semilavorati.
Nel contempo, si è innescato un secondo cortocircuito, quello logistico: i lockdown hanno generato interruzioni nei trasporti e ritardi nelle consegne, esacerbando ulteriormente la situazione.
Insomma, mentre tentano di ripartire, le imprese si ritrovano a dover combattere le forti pressioni nelle catene di fornitura. Che rischiano di essere in molti casi un vero e proprio colpo di grazia dopo un anno complesso come il 2020.
A cura di Fabio Bolognini, Co-Founder di Workinvoice