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Venezia rischia di perdere definitivamente il settore della crocieristica

Paolo Salvaro



16 luglio 2021 - Dal primo di agosto le “grandi navi” - ma in realtà anche unità di dimensioni relativamente più piccole - non potranno più transitare in bacino San Marco e nel Canale della Giudecca per raggiungere il Terminal Passeggeri di Venezia.  Di fatto la maggior parte della crocieritica che fa capo a Venezia è cancellata con un colpo di spugna, perché dei previsti quattro approdi a Porto Marghera, previsti dal decreto non c’è traccia e le stime di sei mesi per realizzarli paiono quanto mai ottimistiche.

Il presidente di Confetra Nord Est  Paolo Salvaro è amareggiato e preoccupato: “ Evidentemente è passata l’idea che un intero settore economico della città, un porto passeggeri che è tra i principali al mondo per traffici e qualità dei servizi offerti  si possa accendere o spegnere semplicemente come si fa con un interruttore della luce. Intendiamoci. Tutti sono d’accordo sul fatto che le grandi navi sono “fuori scala” nel centro storico di Venezia e che debbano seguire percorsi diversi, ma questa decisione che blocca la crocieristica con appena 15 giorni di preavviso è molto preoccupante.  Non è possibile che si continuino a prendere decisioni senza capire la complessità del settore, senza considerare il segnale che viene mandato agli armatori di mezzo mondo. Ma davvero si può credere che le navi e tutta l’organizzazione connessa dopo essersi riposizionata a Trieste o Ravenna o magari in qualche porto straniero con le complessità e i costi connessi, torneranno così facilmente a Venezia? Quello che sconcerta di più non è il divieto, ma il fatto che è stato preso in assenza di approdi alternativi. E i ristori promessi, che dovranno assolutamente andare non solo a VTP  ma anche a tutte le aziende dell’indotto, e parliamo di qualcosa come 4000 persone non solo a Venezia, non possono essere vera una soluzione perché  questa scelta, che dimostra l’incapacità cronica di programmare  da parte di chi sta gestendo a livello governativo questa vicenda, rischia di cancellare definitivamente un comparto produttivo che è parte della storia di questa città e di portarla sempre di più verso una musealizzazione di fatto. 

Come spesso accade ci si vanta di aver fatto addirittura di più di quello che in queste settimane Unesco chiedeva: estromettere le grandi navi dal bacino di San Marco.   Infatti i limiti di accesso stabiliti da questo decreto sono addirittura più rigidi di quelli del decreto Clini Passera  del 2002 che fissava la stazza in 40 mila tonnellate.  Con il limite delle 25 mila  tonnellate sono escluse non solo le grandi navi ma anche tutte quelle unità più piccole che offrono la croceristica di lusso”.



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