28 Giugno 2021 - Lo scorso venerdì – 18 giugno – è avvenuto un gravissimo incidente nel polo logistico novarese di Biandrate. Un sindacalista – Adil Belakhdim, 37 anni – è stato travolto e ucciso da un camion nel corso di una manifestazione di protesta ai cancelli dei tanti magazzini che assicurano i consumatori per i prodotti che ogni giorno vengono acquistati nei circuiti della grande distribuzione. Ancora una volta, il mondo della logistica esce dalla sua “invisibilità” per un tragico fatto di cronaca, rivelando la sua contraddittorietà.
Di fatto, si tratta di un settore che è cruciale per assicurare la sopravvivenza delle nostre forme di vita e che ha dato prova di grande efficienza e responsabilità nella recente emergenza pandemica; ma che, allo stesso tempo, pare governato – almeno ancora in molte realtà – da logiche poco compatibili con un’idea moderna e, soprattutto, civile di lavoro e di imprenditorialità; tanto da evocare spesso, nelle cronache giornalistiche, paragoni con le condizioni di lavoro vigenti nelle fabbriche fordiste dei primi del ‘900.
Il rischio di sintesi e il diritto di cronaca possono però portare a semplificazioni per cui appare complicato fare riflessioni costruttive e concrete.
Accanto a realtà di elevatissimo profilo, dove si sperimentano forme innovative di gestione dei processi, si applicano tecnologie di ultima generazione a garanzia del servizio ai clienti e della qualità dell’attività lavorativa, persistono situazioni di sfruttamento del lavoro che si pensavano ormai superate, nelle quali il mancato rispetto dei contratti si accompagna al totale disinteresse per le condizioni di lavoro e per i bisogni di chi lo svolge.
Non è un caso che i lavoratori coinvolti siano per lo più persone provenienti da altri paesi, come tali facilmente esposti a condizioni di ricatto per garantirsi il reddito necessario a una vita appena dignitosa.
Almeno due domande emergono quindi come necessarie e vanno poste a due attori fondamentali della filiera. Distinte da verbi che sottolineano la consapevolezza dell’uno e la necessaria presa di coscienza dell’altro.
Cosa DEVONO fare professionisti, imprenditori e associazioni coinvolte a vario titolo nella logistica per essere certi di osteggiare efficacemente, ogni giorno, nel proprio ruolo, le suddette indegne condizioni di sfruttamento?
Cosa POSSONO fare i cittadini, nella loro veste di consumatori, per supportare tramite la leva del loro potere d’acquisto, di scelta del prodotto, il cambiamento che deve necessariamente essere innescato a monte da chi controlla i processi?
SOS-LOGistica, è da sempre e con sempre maggior successo impegnata nel promuovere la sostenibilità nel settore, e dunque la tutela dei diritti di chi vi lavora e la qualità della loro esperienza.
Con il proprio codice etico, impegna tutti i soci a farsi parte attiva nel contrastare modalità di lavoro non compatibili con i principi – di giustizia, di rispetto della persona, di sostenibilità, appunto – che ispirano la sua azione. Allo stesso tempo, chiede anche a tutti i consumatori di fare un salto culturale nel riconoscere e fare emergere il valore dei processi logistici dietro ai prodotti della nostra quotidianità siano essi acquistati nei canali tradizionali o in quelli digitali.