23 gennaio 2021 -
«Nel breve termine possiamo raggiungere i 250mila/300mila Teu. Ho già avviato una interlocuzione con terminalisti, compagnie, operatori dello shipping per capire cosa serve nell'immediato per rendere il porto di Civitavecchia più appetibile sotto l'aspetto dell'offerta, quali criticità hanno finora rallentato lo scalo».
A dispetto della partenza ad handicap (dissesto finanziario dell'ente, tensioni sulle banchine, situazioni complesse, in particolar modo, sul fronte lavoro) Pino Musolino sta impostando il suo mandato alla guida del sistema portuale della regione Lazio.
«La pandemia, con i risultati drammatici registrati nel traffico crocieristico, dimostrano le difficoltà cui va incontro uno scalo che pensa solo come un polo specialistico in un determinato settore,»
spiega in un'intervista a PORTO&interporto.
«L'obiettivo in questo momento e riportare Civitavecchia, ma anche Gaeta, relativamente alle sue potenzialità, sulla cartina del traffico merci del Mediterraneo. Nel comparto container e in quello ro-ro, le potenzialità ci sono tutte. Non solo nei rapporti con il Far East, via Suez, ma anche guardando alla crescita esponenziale del vicino Nord Africa».
Nel corso del colloquio Musolino ha affrontato anche la questione lavoro nei porti.
«Dopo 26 anni l'organizzazione prevista dalla 84/94 forse ha bisogno di essere riconsiderata. D'altronde i padri della riforma non l'avevano certo pensata come un punto di arrivo definitivo ma elemento di un processo. La normativa ha garantito un importante passaggio di fase preservando la pace sociale. Tuttavia, anche riguardo alle trasformazioni della digitalizzazione, è arrivato il momento di pensare ad un modello che innalzi la professionalizzazione dei lavoratori, garantendo sicurezza e produttività».