21 novembre 2020 - Un successo clamoroso, anche se il pubblico era ‘virtuale’, collegato in modalità a distanza. Più di trecentocinquanta infatti sono stati i partecipanti al PmiDay promosso da Unione Industriali Napoli nell’ambito della giornata nazionale organizzata da Confindustria. Tantissimi gli studenti, sia degli Istituti tecnici superiori sia di alcune delle nove Fondazioni Its presenti nel territorio campano. Sono intervenuti, fra gli altri, il Presidente del Piccola Industria Confindustria Carlo Robiglio, il Vice Presidente per il Capitale Umano di Confindustria Giovanni Brugnoli, il Sottosegretario al Ministero dello Sviluppo Economico Gian Paolo Manzella, il Vice Presidente Piccola Industria Confindustria Diego Mingarelli. Al centro del dibattito il tema della resilienza.
“Abbiamo inteso dargli un’accezione che travalicasse i limiti di una semplice resistenza ai fattori avversi indotti dall’epidemia” ha rimarcato il Presidente di Unione Industriali Napoli, Maurizio Manfelotto. “Resilienza è anche capacità di riadattarsi pensando al futuro, ipotecandolo in positivo, ponendo le basi per un domani migliore. E come farlo meglio se non dialogando con chi, prima o poi, sarà chiamato a costruirlo, questo nostro futuro?”.
Per la Presidente del Gruppo Piccola Industria di Unione Industriali Napoli, Anna Del Sorbo,
“l’incontro tra mondo delle imprese e mondo della scuola e della formazione in generale è fondamentale per diffondere una cultura della crescita, del fare, per far sì che gli studenti possano respirare i profumi delle produzioni locali, per ridurre la distanza tra didattica in aula e realtà del lavoro”.
I giovani napoletani non partono certo da zero, come ha sottolineato il Sottosegretario Manzella.
“A Napoli ci sono presenze importanti nel mondo dell’impresa, nella tecnologia e nella ricerca. Presupposti per il vostro impegno, che dovete saper utilizzare”. Tra gli intervenuti, il Consigliere Delegato all’Education e Digitale Unione Industriali Napoli Fabio De Felice, che ha evidenziato, tra l’altro, come “la formazione possa rappresentare il vaccino della conoscenza, antidoto contro ogni tipo di divario non solo digitale ma anche sociale”.