15 settembre 2020 - Nel 1926 una nave viaggiava con un equipaggio di 250 persone, nel 2000 fra 15 e 20 e già nel 2025 l’automazione abbatterà il numero dei marittimi sulle nuove navi a meno di 5. Il mercato dei trasporti marittimi viaggia a gran velocità verso l’adozione di un’automazione spinta e una progressiva riduzione degli equipaggi a bordo.
L’effetto Covid – secondo un’analisi comparata dei più recenti studi in materia, condotta da BlueMonitorLab - ha impresso un’ulteriore accelerazione alla progettazione non tanto delle unmannedvessels, quanto alla realizzazione di sale di controllo di terra che siano in grado di definire e “ordinare” alla nave l’adozione dei parametri più convenienti, più sicuri e più sostenibili, nella sua gestione in navigazione. Ciò con effetti particolarmente rilevanti in tema di consumo di carburante, adozione delle rotte più safe e meno impattanti sulla nave, anche attraverso un’analisi costante delle condizioni meteo-marine e quindi un adattamento “in remoto” delle rotte.
Con una previsione di incremento dell’interscambio via mare di oltre un terzo entro il 2030 (superando i 74 miliardi di tonnellate miglia), il processo di automazione navale e di conseguente riduzione nel numero dei componenti dell’equipaggio, dovrebbe procedere di pari passo anche per incidere in modo determinante su quella percentuale del 90% degli incidenti e delle collisioni in mare che sono riconducibili all’errore umano e che – secondo le più recenti proiezioni effettuate nel mercato assicurativo – si traducono in claims e danni quantificabili in 1,4 miliardi di dollari all’anno.
Secondo quanto dichiarato recentemente dal presidente Marine di Rolls-Royce, MikaelMakinen, l’entrata in esercizio delle “smartvessels”, le navi intelligenti gestite attraverso un costante interfaccia con control room a terra, sarà in grado di migliorare del 90% le performance economiche dell’industria logistica e marittima e di incrementare in modo significativo il fatturato del settore.