23 luglio 2020 - La Venezia Port Community, che rappresenta i principali operatori portuali e turistici della città, scende in campo nel mercato delle crociere lanciando un appello al Governo affinché fissi urgentemente una data per la ripartenza dell’attività crocieristica dai porti italiani.
“Il tempo delle parole si è esaurito – sottolinea Alessandro Santi, coordinatore della Community, nonché presidente dell’Associazione agenti marittimi veneziani – ed è ormai urgentissimo passare ai fatti, fissando subito una data per la ripartenza delle crociere, ferme qui a Venezia ormai dal novembre scorso”.
“La riapertura c’è stata per tutte le altre attività turistiche – prosegue il coordinatore della Community – non per le crociere, nonostante siano stati predisposti i necessari protocolli di sicurezza ai tavoli tecnici nazionali ed esistano quindi tutte le precondizioni per operare in massima sicurezza”,
rivitalizzando anche quell’indotto esteso che a Venezia è in ginocchio, con conseguenze occupazionali gravissime.
Per Vladimiro Tommasini, presidente della Cooperativa Portabagagli del Porto di Venezia, “la situazione è ormai insostenibile”.
“Abbiamo adottato – precisa – protocolli operativi stringenti e siamo pronti, aspettiamo solo che arrivi la prima nave. Se per i mesi invernali, pur non avendo lavoro, abbiamo dato fondo alle nostre risorse garantendo lo stipendio, utilizzando per i mesi successivi ammortizzatori sociali che si sono esauriti, ora reclamiamo una cosa sola: lavoro, anche per i molti addetti stagionali rimasti oggi senza reddito”.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche le agenzie turistiche, raccolte nelle sigle FIAVET Veneto e TURIVE:
“Il turismo manifesta prudenti ma costanti segnali di ripresa; l’unico settore ancora fermo è quello delle crociere, non possiamo attendere ancora; se la ripartenza non si concretizzerà ad agosto c’è il rischio di dover aspettare fino a maggio 2021 e questa sarebbe una catastrofe per molte aziende e centinaia di famiglie. Per non parlare delle conseguenze sul territorio derivanti dalla scomparsa di un turismo organizzato di valore, che richiede servizi e lascia ricchezza sul territorio, dai negozi ai ristoranti, dagli alberghi alle vetrerie”.