12 maggio 2020 - Nel fine settimana è circolata la prima bozza del D.L. “Rilancio” e il Presidente di Anama (Associazione Nazionale Agenti Merci Aeree, sezione aerea di Fedespedi e aderente a Confetra), Alessandro Albertini, rimarca come la partenza della nuova Alitalia pare andare, purtroppo, nel solco del passato:
“Come Anama non siamo entrati nel dibattito sull’opportunità del salvataggio di Alitalia, nella convinzione che tali decisioni debbano essere prese dalla politica. Nel momento in cui si è optato per il suo salvataggio, abbiamo rimarcato il peso che una compagnia di bandiera ha per il settore del trasporto aereo merci. Perché tale ruolo possa esplicitarsi occorre come prima condizione che la nuova compagnia sia, banalmente, efficace ed efficiente.”
“Alitalia è costata fino ad ora circa 10 miliardi di Euro agli italiani”, aggiunge Albertini. Il DL “Rilancio” destina alla new co. altri 3 miliardi di euro, ovvero più del 5% delle risorse stanziate. Il Governo con questo atto assume su di sé e sulla nuova Alitalia una responsabilità grandissima poiché, nel corso di una crisi senza precedenti, distoglie risorse preziose che potevano essere destinate, ad esempio, alle imprese in sofferenza che non sanno ancora cosa riceveranno con questo decreto.”
“Un simile atto – prosegue Albertini - dovrebbe essere accompagnato da un rilancio in grande stile della compagnia di bandiera che parta anzitutto da una analisi profonda di cosa non ha funzionato in questi anni. Invece, nella stessa bozza di decreto all’art. 207 si vincolano le imprese del settore aereo al rispetto del contratto di lavoro di Alitalia in maniera acritica, dimenticando che la competizione nel settore è mondiale e che le altre compagnie aeree con cui la nuova Alitalia si dovrà confrontare provengono da tutto il mondo. Si conferma, dunque, un contratto che dovrebbe essere verificato nella sua sostenibilità e lo si vuole imporre all’intera filiera del settore aereo. Se si vogliono tutelare i lavoratori, cosa che condividiamo, mettendo fuori gioco i cosiddetti “contratti di lavoro pirata”, occorre semplicemente optare per l’applicazione di contratti collettivi sottoscritti dalle organizzazioni datoriali e sindacali più rappresentative e piuttosto che imporre a tutta una filiera un contratto di lavoro che in questi anni ha irrigidito Alitalia.”