“Da circa un anno cattiva burocrazia e processi decisionali lunghi e farraginosi stanno bloccando il dragaggio dei canali del porto di Venezia: un’attività di manutenzione “ordinaria”, che l’Autorità di Sistema Portuale si trova nell’impossibilità di svolgere, nonostante assicurare l’accessibilità nautica sia uno dei suoi principali compiti. Come sappiamo bene noi operatori, questo immobilismo, questa incapacità del pubblico di assumere decisioni semplici ma fondamentali per il futuro del porto e del suo indotto, non sono a costo zero: quest’anno Venezia – un porto che produce 21 miliardi di ricavi, impiega oltre 92.000 addetti e 1.260 aziende – ha perso un importante servizio diretto, operato da Ocean Alliance. Proprio la settimana scorsa, a Milano durante l’evento ‘Shipping Forwarding & Logistics meet Industry’, ho sottolineato come la competitività del nostro Paese, da un punto di vista produttivo e logistico, si giochi sulla connettività, sulla sua capacità di attivare e mantenere collegamenti e qualità dei servizi alla merce. Ebbene: questo è uno dei tanti casi di come in Italia le cose vadano esattamente nella direzione opposta. Per questo abbiamo deciso di aderire come Fedespedi – insieme a tutto il nostro sistema confederale, Confetra – all’evento ‘E se rovesciamo Venezia?’: per dare risonanza nazionale e sensibilizzare le istituzioni su un problema che non è solo di Venezia. Su un tema che sta a cuore a tutta la comunità logistica italiana.”Con queste parole il Presidente Silvia Moretto ha annunciato la piena adesione di Fedespedi alla manifestazione-convegno di oggi organizzata dall’Associazione Agenti Raccomandatari e Mediatori Marittimi del Veneto, in programma pesso il Venezia Terminal Passeggeri (Stazione Marittima di Venezia).
Spedizionieri, agenti marittimi, terminalisti, armatori e industriali faranno sentire la loro voce per sbloccare la situazione del porto di Venezia, che rischia di perdere la propria centralità come hub logistico per il sistema imprenditoriale e produttivo del Nord Est a causa dell’insabbiamento dei fondali: i mancati escavi dei canali e la conseguente riduzione del pescaggio ha reso, infatti, sempre più difficoltosa l’accessibilità al porto per navi che, per effetto del mercato, sono di dimensioni sempre più grandi.