15 febbraio 2020 - Il presidente di Confetra Nord Est è intervenuto come relatore alla iniziativa “E se rovesciamo Venezia? “ che si è svolta Terminal Passeggeri della Stazione Marittima di Venezia in difesa del futuro del Porto.
Di seguito il suo intervento:
“Come Confetra Nord Est abbiamo aderito subito con convinzione a questo incontro, per due ragioni: la prima è che dobbiamo ribaltare, come provocatoriamente ci suggerisce il titolo di questo incontro, la narrazione a senso unico su Venezia, il suo Porto e la Laguna, la seconda che abbiamo sempre meno tempo per evitare il declino definitivo del nostro Porto con le conseguenze che questo avrebbe non solo per l’economia di questa città, con la chiusura di molte imprese e la perdita di migliaia di posti di lavoro, ma sull’ economia di tutta la Regione e del Nord Est.
Io continuo a rifiutarmi di credere che ci sia un disegno preciso per affossare il nostro Porto, ma il muro di gomma che i nostri documentati avvisi, che le nostre richieste, che le nostre proposte hanno trovato, mi fa cadere le braccia.
La gestione dell’autorizzazione all’escavo dei canali, così come quella dell’ accesso delle navi da crociera, lascia come minimo sconcertati, e io mi auguro che oggi gli autorevoli ospiti presenti a questo incontro, lascino questa sala con la consapevolezza che il futuro del Porto di Venezia, del porto della nostra Regione, non è una questione tecnica e che riguarda gli addetti ai lavori, ma una priorità per tutti.
Noi chiediamo, in fin dei conti delle cose semplici e di buon senso.
La prima è: prendete delle decisioni. Non c’è nulla di peggio dell’incertezza in cui il Porto è lasciato da troppo tempo. Arrivo a dire, per paradosso, che è meglio avere delle decisioni che non ci soddisfano, piuttosto che continuare questo stucchevole rimpallo di decisioni e scelte. Se so quale sarà il quadro in cui mi dovrò muovere, per difficile esso sia, potrò fare delle scelte, cercare delle contromisure. Così no.
E questo è davvero ingiusto.
Ricordo che il Porto ha già accettato un “futuro condizionato” quando ha detto si alla costruzione del MOSE, con le limitazione ai pescaggi e alle dimensioni delle navi che la sua realizzazione comporta.
Lo abbiamo fatto perché amiamo Venezia e se questo sacrificio vale la salvaguardia della città più bella del mondo lo facciamo ben volentieri. Ma non è possibile che il porto, le sue aziende, i suoi lavoratori, siano ostaggio di una incapacità o non volontà di decidere che passa sulle nostre teste.
La seconda cosa che chiediamo è che assieme a chi il Porto lo fa vivere tutti i giorni, si elabori una strategia a medio e lungo termine di sviluppo che tenga conto delle esigenze della portualità così come di quelle della città e della laguna.
Una strategia che parta da dati e fatti certi e documentati, spazzando via tutte le fake news sul Porto, che inquinano, quelle si per davvero, il dibattito su questi temi.
Ci viene chiesto giustamente ogni giorno, una economia e una logistica sempre più sostenibile.
Il trasporto via mare è quello che ha il minor impatto ambientale, e così sarà ancora di più in futuro grazie all’uso ad esempio del gas naturale nella propulsione navale, l’intermodalità marittima e ferroviaria sono unanimemente indicate come le modalità di trasporto da sviluppare in futuro.
Abbiamo bisogno di una visione corale che comprenda e sostenga il ruolo del Porto, non in una visione autoreferenziale, ma come elemento di sviluppo e crescita sostenibile di tutto il nostro territorio….”