Il contenzioso, che si protrae dalla finanziaria del Governo Prodi del 2006, riguarda l’aumento retroattivo dei canoni demaniali, già dichiarato illegittimo - oltre che dai tribunali civili di mezza Italia, Corti d’Appello, TAR e Consiglio di Stato - anche da una sentenza della Corte Costituzionale del 2017.
Nonostante questo, le Agenzie del Demanio e delle Entrate procedono con l’emissione delle cartelle esattoriali. In Emilia è esplosa la prima deflagrazione con il blocco dei conti correnti e da ultimo con la misura tombale della revoca delle concessioni demaniali per il Porto di Rimini e due darsene di Cattolica. Una bomba che potrebbe portare al fallimento, per mano dell’erario, di 24 fra le più importanti marine turistiche del Paese.
A protestare assieme a imprese e lavoratori, indossando con gli altri il tipico giubbotto di salvataggio rosso, c’erano anche il Sindaco del Comune di Cattolica e neo-Consigliere Regionale di Anci Emilia Romagna, Mariano Gennari, e l’Assessore alla Programmazione del territorio e Demanio del Comune di Rimini, Roberta Frisoni.
“Se il Governo non cambia la norma, anche i Sindaci, pur consapevoli di questa situazione kafkiana, sono costretti a eseguire le indicazioni delle Agenzie dello Stato”- spiega il Presidente di UCINA Confindustria Nautica, Saverio Cecchi -.
“Come ho avuto modo di dire personalmente alla Ministra De Micheli, non ci fermeremo di fronte a tanta sconsideratezza della Pubblica Amministrazione, che mette a rischio non solo i 2.300 lavoratori di questi 24 porti turistici, ma tanta parte dell’indotto. Solo in Emilia rischiano di andare a casa 350 persone”.“Dopo 12 anni di battaglie legali, tutte vinte con il riconoscimento pieno dei nostri diritti”
– commenta amaro Roberto Perocchio, Presidente di Assomarinas –
“ci troviamo costretti a manifestare sotto il diluvio universale, con l’allerta meteo, per poter chiedere il permesso di tornare a operare normalmente, sulla base degli accordi che ciascuno di noi a suo tempo ha sottoscritto con lo Stato”.