I principali attrattori archeologici italiani sono il circuito romano Colosseo, Foro e Palatino e gli Scavi di Pompei. Seguono a distanza il Museo Egizio di Torino e il Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Al Sud si rileva come, anche nel 2018, siano stati registrati ulteriori incrementi delle presenze rispetto all’anno precedente.
Pompei è passata da 2,4 milioni a 3,6, il Museo Archeologico di Napoli da 308mila a 617mila, Paestum da 242mila del 2013 a 427mila del 2018, il Museo Archeologico di Taranto da 27mila a 73mila, la Valle dei Templi di Agrigento da 544mila a 935mila. Sono alcuni dei dati del Touring Club, presentati ieri durante la terza giornata della XXII Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico di Paestum.
“Importante farne tesoro - ha detto il Presidente Franco Iseppi, rivelando che, di contro - si è ridotto il numero dei visitatori che si muovono per una sola motivazione, fosse anche quella culturale. All’estero - ha spiegato - l’Italia viene percepita prima di tutto per le grandi città d’arte (il 35% degli arrivi), poi per i monumenti e le opere d’arte, infine per il cibo e il vino. E tra le città d’arte, l’attrattività maggiore è quella presentata da Milano, questo è molto significativo. Vengono dopo, in quanto a percezione, le città minori e quelle dell’Euromediterraneo”.La risposta del Vice Presidente Giuseppe Roma ha indicato un triangolo, un concetto più o meno simile: storia, bellezza, cibo, architettura e ambiente sono gli elementi che, ben combinati insieme, creano l’attrattività di una destinazione turistica. Il turismo archeologico registra un grande successo al Sud e, su questo dato, il professore Roma ha consigliato:
“Mai badare all’interesse immediato, agli introiti facili, ma puntare sempre alla valorizzazione del territorio; il viaggiatore vuole trovare la città, la piccola città, il borgo, dei cittadini e non del turista”.