Sono questi i principali dati di traffico dello scalo registrati nel I semestre 2019 e presentati ad una platea di oltre 400 player internazionali e nazionali della logistica dal presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Orientale Zeno D’Agostino al “Trieste IntermodalDay - TID”, nuovo incubatore sulla logistica e l’intermodalità europea del futuro.
“La caratteristica principale del porto di Trieste è il fatto di essere soprattutto europeo. Ci occupiamo al 90% di un bacino di mercato che lavora per l’Europa, quella centrale, dell’Est e del Nord, di conseguenza impieghiamo molto i collegamenti ferroviari, esattamente l’opposto di ciò che avviene nel resto d’Italia e d’Europa, perché i nostri mercati di riferimento possono essere lontani anche un migliaio di chilometri”spiega D’Agostino.
“Nel settore dei container, collegato a tutto il traffico intercontinentale con il Far-East, ben il 55% del movimentato che sbarca o si imbarca a Trieste usa la ferrovia. Questo indicatore è in continua crescita e già oggi supera la quota del 50% che l'UE ha posto come obiettivo di trasferimento modale del traffico europeo di merci per il 2050”.Una performance, quella del ferro, che sta acquisendo un valore sempre più rilevante. Nel Punto Franco Nuovo i treni sono stati 4.007 con una variazione positiva del +6,68%, trainata dai risultati del terminal container con 1.944 treni (+24,38%) e del molo V con 1.204 treni (+17,23%). Buoni anche i risultati del porto industriale, che ha raggiunto i 1.164 treni (+9,81%). Anche il settore delle autostrade del mare, a naturale vocazione stradale, tende a virare verso la rotaia: il 24% di tutti i camion imbarcati o sbarcati a Trieste, principalmente da e verso la Turchia, oggi è trasferito su treno, a beneficio della rete autostradale europea che può essere sgravata da tale traffico.