E’ indiscutibile che se è in corso un procedimento amministrativo lo Stato deve garantire la massima correttezza della realizzazione delle opere già dalle concessioni ma parlare in maniera eclatante di bloccare un'opera fondamentale per il Sistema Paese, opera che in futuro si farà certamente, serve solo al gioco della politica, ad un teatrino che non si cura della platea che lo guarda formata dai grandi players globali del trasporto che ci metterebbero poco secondi a cambiare la destinazione di grandi investimenti scegliendo porti decisamente poco lontani ma non in Italia.
E’ sacrosanto che sulla Gronda di Genova come su tanti altri progetti di grandi opere ci sia la lente di ingrandimento del Governo, ben vengano controlli e revisioni, ma lo scontro politico deve assolutamente essere portato su altri tavoli che non generino allarmismi infondati sui mercati.
Forse la colpa è nostra e di tutto il mondo imprenditoriale dell’economia del mare e dei trasporti… troppi convegni tecnici in presenza dei nuovi politici che hanno capito poco e male.
L’Italia NON è una banchina protesa nel mediterraneo, l’Italia NON è una piattaforma logistica che guarda i grandi traffici commerciali che transitano nel Mediterraneo, l’Italia NON è la porta d’ingresso del mercato produttivo che traina il pil globale…
l’Italia è ciò che ha costruito fino ad oggi e sarà ciò che costruirà da domani mattina, in tutti i sensi.
Appare evidente che lo scontro politico all’interno della maggioranza sia anteposto all’interesse del Paese. Di principio tutte le battaglie pentastellate contro un vecchio sistema economico “malato” sarebbero condivisibili ma i metodi adottati fin qui sono decisamente preoccupanti, invece di adottare programmi a lungo termine che darebbero stabilità alla crescita si continua a bloccare tutto nell’immediato.
Siamo in presenza di un chirurgo che invece del bisturi usa l’accetta.
Maurizio De Cesare