“L’industria marittima è un settore vitale e strategico per l'Europa. Oltre ad avere un'enorme dimensione costiera, con il turismo che ne deriva, e numerose città importanti, il cui sviluppo è tuttora legato al mare, l'Europa è una grande potenza marittima: il 90% del commercio internazionale, l'80% del commercio estero dell’UE e il 40% del commercio interno dell'UE utilizzano la navigazione. Inoltre, gli armatori europei controllano quasi il 40% della flotta mercantile mondiale e sono attori chiave nello shipping. L'industria cantieristica europea è leader mondiale per quanto riguarda le navi da crociera e gli yacht da diporto, mentre l'industria di produzione di apparecchiature e componenti dell'UE serve metà della flotta mondiale. L'attività europea di pesca svolge un ruolo importante nella nostra politica alimentare”.Lo shipping rappresenta il 3,1% delle emissioni globali di CO2 e senza l’adozione di misure adeguate, le emissioni prodotte dalle navi aumenterebbero ulteriormente nei prossimi anni (fino al 250% entro il 2050, secondo alcune fonti).
Ridurre le emissioni di gas-serra dello shipping è quindi fondamentale e su questo l’industria marittima si sta impegnando e condivide la norma dell’International Maritime Organization (IMO) che stabilisce al 2050 una crescita delle emissioni di gas-serra limitata al 50% del livello del 2008. Inoltre, dal 2020 entrerà in vigore in tutto il mondo la normativa IMO che prevede un limite di 0,5% dello zolfo nei carburanti marini.
Facendo riferimento alle affermazioni di una delle associazioni ambientaliste presenti, Laurence Martin ha ribadito che gli armatori europei vogliono navigare con navi pulite e per questo hanno appoggiato la nuova normativa IMO, mentre sono simili navi che i cantieri navali, insieme a fornitori, università e istituti di ricerca vogliono progettare e costruire.