E’ bastato l’incipit del presidente della Federazione, Comandante Francesco Bandiera, ad aprire un confronto che ha coinvolto in un dialogo schietto e senza giri di parole tutti gli stakeholders del cluster marittimo. In platea ad ascoltare e annuire i rappresentanti del Governo, il Ministro alle Infrastrutture e Trasporti, senatore Danilo Toninelli, il suo vice, con delega ai porti, onorevole Edoardo Rixi, il capogruppo del PD della IX Commissione della Camera, onorevole Raffaella Paita, il Comandante Generale delle Capitanerie, Ammiraglio Ispettore Capo Giovanni Pettorino, il vice presidente di Confcommercio Paolo Uggè, i massimi rappresentanti di varie associazioni:
“Il pilotaggio portuale Italiano è in seria, profonda difficoltà!”:parole, queste, del presidente Bandiera che hanno aperto una voragine sulle problematiche inerenti il pilotaggio, “un servizio a disposizione dell'Autorità Marittima 24h su 24 per interventi in emergenza” e che in Italia “ha garantito per decenni economicità con alto livello di operatività e sicurezza”. Già, la sicurezza: il nodo sul quale si è dibattuto sottolineando un dato di appena due anni fa, relativo ad un’analisi delle assicurazioni di settore che assegna ai piloti italiani “il primo posto al mondo per minore incidentalità nei porti a dispetto degli spazi sempre più stretti e degli escavi sempre più necessari”. A quale prezzo? “Il costo del pilotaggio in Italia, in uno studio europeo del 2012, risulta essere di molto inferiore alla media continentale. Giusta e sacrosanta l’attenzione al profitto – tiene a precisare Bandiera -. L’armatore investe ingenti somme prendendo grandi rischi imprenditoriali.
Di questo la gente di mare ne è consapevole e noi Piloti del Porto abbiamo molto chiara questa verità. Siamo stati ufficiali imbarcati, comandanti e solo in un secondo tempo ci siamo specializzati nella manovra portuale, il momento di più alto rischio per la nave che si deve muovere vicino ad infrastrutture in acque ristrette con dimensioni sempre più grandi ed in tempi sempre più compressi” senza perdere di vista “il vero core business del pilotaggio: tutela degli interessi più che legittimi dell’armatore, quello ancora più importante dell’interesse generale dello Stato attraverso la salvaguardia della vita umana in mare e dei beni materiali ed ambientali.
E’ la composizione di questi due interessi che deve essere realizzata garantendo la sicurezza dei porti e delle acque portuali”. Il tutto messo in discussione dall’idea dell’autoproduzione: “Il prossimo 8 di maggio saremo a Palermo a difendere l’impianto del pilotaggio Italiano presso il Consiglio di Giustizia Amministrativa proprio in una causa sull’autoproduzione - appellata da un operatore privato che ha rilevato un trasporto marittimo pubblico regionale in regime di monopolio - finanziato con fondi pubblici destinati anche a garantire la sicurezza nei porti attraverso il corretto utilizzo dei servizi tecnico-nautici. Noi siamo professionisti del mare, prestati all’Amministrazione per la tutela dei porti Italiani, normati dal Codice della Navigazione e dalle leggi sui porti che sono progressivamente intervenute. A tutela di tutti i soggetti, pubblici e privati, i servizi tecnico-nautici devono mantenere un’autonomia di esercizio scevra da qualsiasi influenza diretta del mercato”.