Questo, in estrema sintesi, quanto emerso dall'incontro organizzato dal Propeller Club di Trieste, avente per oggetto il collegamento ferroviario Lione-Torino – quale tratta del Corridoio Ten-T da Lisbona a Kiev e le possibili conseguenze per l'economia del Friuli Venezia Giulia ed il Porto di Trieste, legate alla realizzazione dell’opera.
La serata è stata avviata dall'intervento – in collegamento telefonico da Roma – del Senatore Stefano Patuanelli, capogruppo del Movimento 5 stelle.
«Il Porto di Trieste dimostra come non sia sempre necessaria una nuova infrastruttura per aumentare i traffici. Sono settimane che faccio interviste con tema unico la Torino-Lione.
Se vogliamo pensare che quello è l'unico problema del Paese, va bene, ma non credo che stiamo rappresentando la realtà» ha detto Patuanelli, dopo avere spiegato che, ad oggi, è quasi impossibile calcolare le ricadute di una mancata realizzazione dell'opera sui singoli territori e su quello del Friuli Venezia Giulia in particolare. Danilo Stevanato (consigliere dell'Agenzia Imprenditoriale Operatori Marittimi di Trieste), primo dei relatori, ha rapidamente esposto una nuova analisi costi-benefici che partiva da quanto già eseguito a livello ministeriale.
Introducendo nuovi parametri, è stata dimostrata la convenienza dell'opera sia a 50 che a 30 anni dalla sua ipotetica conclusione. Vera voce fuori dal coro è stata, invece, quella del professor Sergio Bologna, storico, analista politico e pubblicista, nonché presidente dell'Aiom (Agenzia Imprenditoriale Operatori Marittimi) Trieste, che ritiene la nuova tratta da Lione a Torino della quale si sta animatamente discutendo a livello nazionale, un'opera non prioritaria.
«Quando parliamo di treni merci, dobbiamo toglierci dalla testa l'idea di Alta velocità. Se un treno merci va a 160 chilometri all'ora, è già un rischio» ha detto Bologna. Secondo Bologna, l'attuale polemica serve a non discutere dei problemi veri del Paese e così facendo si gioca una partita politica dove il trasporto non c’entra nulla.