L’analisi di CRIBIS ha rilevato nel 2018 3.475 fallimenti nel settore “commercio” (-6,4%) e 2.609 nei “servizi” (-6,7%). Negli ultimi 10 anni il 2014 è stato l’anno con più imprese fallite nel settore “commercio” (4643), “industriale” (3.343) ed “edilizia” (3.343), mentre il 2015 è stato l’anno nero per il settore servizi (3.019).
“I dati sui fallimenti 2018 – commenta Marco Preti, amministratore delegato di CRIBIS – confermano un trend positivo che va avanti dal 2015 e che vede il numero delle aziende costrette a chiudere i battenti ridursi sempre più. Tra 2016 e 2017 (-11,3%) abbiamo rilevato il calo maggiore mentre in termini assoluti l’anno più negativo del decennio è stato proprio il 2014, quando ben 15336 aziende sono state costrette a portare i libri in tribunale.Dall’analisi di CRIBIS sui fallimenti in Italia negli ultimi 10 anni, si evince che le aziende che hanno portato i libri in tribunale lo scorso anno sono quasi il 20% in più rispetto al 2009 (9.384). Tra 2010 e 2009 il numero di imprese costrette alla chiusura è cresciuto del 16%: l’incremento più elevato del decennio seguito da quello rilevato tra 2012 e 2013 (+15,6%).
Il numero di fallimenti registrato lo scorso anno, è inferiore a quanto avevamo rilevato nel 2011, quando le imprese costrette a chiudere per il cattivo andamento del business erano state 11.840”.
La Lombardia, motore economico dell’Italia, è la regione dove si registra il più elevato numero di fallimenti (2.433, 21,8% del totale), seguita dal Lazio (1417, 12,7%) e dalla Toscana (933, 8,3%). Poco più distante il Veneto (902, 8,1%), che precede Campania (854, 7,6%), Sicilia (749, 6,7%) ed Emilia-Romagna (745, 6,6%). In Piemonte il numero di aziende costrette a chiudere i battenti (720) è più elevato del 43% rispetto a quello che CRIBIS ha rilevato in Puglia (493) ed è più del doppio rispetto a Marche (328), Sardegna (285) e Calabria (272).