D’Agostino, peraltro, non ha nascosto una certa insofferenza per come vengono condotte queste procedure in sede comunitaria.
«Le Autorità di sistema portuale - ha detto D’Agostino, che è anche alla guida di quella del Mare Adriatico orientale - sono la longa manus del Governo e non fanno impresa. Se lo fanno, lo fanno attraverso società che pagano le tasse. Chiedo quindi a Bruxelles di fare le cose per bene».Della questione si è discusso ascoltando il punto di vista degli operatori portuali e dopo un’efficace introduzione dell’avvocato Alberto Pasino, partner di Zunarelli Studio associato. A lui è spettato il compito di illustrare la normativa di riferimento nell’intera vicenda, spiegando come la Commissione europea abbia già valutato in passato la tesi secondo la quale lo Stato non può pagare tasse allo Stato. E gli esiti non sono stati propriamente favorevoli a chi la sosteneva. Sono altre quindi le strade che l’Italia dovrà percorrere per far valere le proprie ragioni perché, ha ricordato l’avvocato Pasino,
«... per lo Stato italiano le Autorità di sistema portuale sono enti pubblici non economici e non sono soggetti a tassazione».
Per questo motivo, secondo Zerbini, è auspicabile un intervento dirimente della Commissione europea. A proposito della concorrenza, il presidente ha aggiunto che deve essere fatta sulla specializzazione dei diversi Porti e non sul “tutti fanno tutto”, obbligando ad investimenti pubblici plurimi, costosi e senza vantaggi per il sistema Italia.