Dopo le 54 azioni già previste dal Pacchetto 2015 sull’economia circolare, con l’introduzione di “misure che coprono l’intero ciclo di vita dei prodotti e dei materiali, dalla produzione e dal consumo alla gestione dei rifiuti e al loro riutilizzo come materie prime secondarie nell’economia”, l’Ue ha rilanciato l’obiettivo di diventare la prima economia mondiale a impatto climatico zero entro il 2050 con la Strategia a lungo termine presentata dalla Commissione lo scorso novembre.
In un contesto come quello italiano, caratterizzato da un forte ritardo rispetto all’iniziativa europea, la produzione di biometano potrebbe rappresentare una delle soluzione più convenienti per ridurre il gap. Non solo in termini di decarbonizzazione, riduzione delle emissioni e diversificazione degli approvvigionamenti di materia prima. Sfruttando tecnologie consolidate e pienamente affidabili sotto il profilo ambientale è infatti possibile recuperare biogas sfruttando i rifiuti organici secondo i principi dell’economia circolare.
Tanto che il potenziale di sviluppo del biometano individuato nella Strategia Energetica Nazionale è di circa 8 mld di m³ al 2030. Risposta concreta ad un’emergenza rifiuti che solo in Campania costa centinaia di migliaia di euro al giorno per il conferimento in strutture extraregionali (in Nord Italia esistono circa 1.200 impianti del genere a fronte delle poche decine realizzati nel Mezzogiorno) il mancato sviluppo del settore rappresenta un handicap per l’intera economia regionale; andando ad alimentare, tra inefficienze normative, intoppi burocratici e la diffidenza di popolazione non sempre correttamente informate, un circolo vizioso che come testimoniato dalle ultime dichiarazioni del Procuratore Nazionale Antimafia Federico Cafiero de Raho vede sempre più aumentare la presenza delle organizzazioni criminali.
È lungo questo crinale, alla ricerca di risposte positive per la crescita imprenditoriale, economica e sociale del territorio, che opera da alcuni anni URBEI, società specializzata in progettazione, costruzione e gestione di impianti biogas per il trattamento della frazione organica dei rifiuti solidi urbani. In grado di proporre soluzioni “chiavi in mano” – dal completamento dell’iter autorizzativo fino alla cantierabilità dell’opera – la compagine guidata dall’Arch. Luigi Vartuli attende a breve la chiusura dell’iter amministrativo per avviare la realizzazione di un impianto di potenza pari a 250 Nmc/h in località San Pietro a Patierno.
Con un costo complessivo di 22 milioni di euro, con ampi margini di recupero dell’investimento iniziale, attraverso il conferimento e l’incentivazione prevista per la produzione di biometano, l’impianto – la cui progettazione è partita nel 2015 – andrebbe a rispondere alla domanda infrastrutturale del territorio in materia di smaltimento. Localizzato in un’area idonea dal punto di vista urbanistico, compresa tra l’aeroporto di Capodichino, la tangenziale e il cimitero cittadino, è caratterizzato da un sistema di contenitori anaerobici in cui la frazione organica è trattata per produrre biocompost e gas metano, convogliato direttamente in rete o liquefatto.
“La tecnologia applicata – sottolinea Vartuli – non prevede alcun tipo di combustione e rilascio di sostanze nell’atmosfera, con grandi vantaggi ambientali ed economici. Non solo riesce a togliere volume alla discarica ma il biocompost può essere utilizzato come concime per piante o colture intensive sotto serra mentre il metano andrebbe ad alimentare il circuito sempre più in sviluppo dell’autotrazione”.