L’obiettivo della tre giorni quello di proporre stimoli e strumenti volti a favorire le relazioni tra Paesi UE e Paesi vicini e affrontare le sfide che possono condizionare lo sviluppo dell’intera macro-area, grazie alle “ricette” risultanti dal confronto tra esperti a livello mondiale. Venezia è stata chiamata ancora una volta a intervenire su minacce-opportunità di una delle sfide più ardue, ossia il piano cinese della BRI, che alcuni considerano un potente driver di sviluppo per traffici e investimenti e altri reputano un rischio politico, tenuto conto delle diverse posizioni in merito di altre grandi potenze mondiali, come gli USA. Riguardo alle opportunità per l’Italia e in particolare per lo sviluppo della sua logistica per via marittima e gli scambi con l’export, il Presidente dell’Autorità di Sistema dell’Adriatico Settentrionale, Pino Musolino, ha evidenziato che:
“Le opportunità innegabili che si sono create grazie alla BRI sono sotto gli occhi di tutti: in un momento di riflusso, in alcune parti del mondo, rispetto a globalizzazione e interconnettività, l’ambiziosa azione cinese riporta al centro del palco l’Eurasia e le rotte che giungono nel Mar Mediterraneo e ciò apre nuove prospettive di crescita per i Paesi e per le economie dell’area; questo però non significa che BRI non presenti anche vaste aree “d’ombra” che solo ora cominciano ad emergere con chiarezza”.Già da un anno il porto di Venezia sta studiando e approfondendo sul campo i potenziali effetti della strategia cinese con diverse missioni non solo in Cina, ma anche in Indonesia e Georgia in modo da raccogliere importanti riferimenti sullo scenario geo-politico in cui la portualità veneta deve competere.