Il capitolo di spesa più consistente è rappresentato dall’acquisto di beni e servizi che incide per il 37,0% sul totale, seguito dai redditi da lavoro dipendente (17,7%) e dagli investimenti (12,6%). Il grado di autonomia impositiva dei comuni è pari al 62,8%, in lieve diminuzione rispetto al 2015 (-0,5 punti percentuali).
E’ invece aumentata di 2,1 punti percentuali la capacità di riscossione (73,8%). Il grado di dipendenza da amministrazioni centrali risulta pari al 5,3% mentre il grado di dipendenza da amministrazioni locali è al 9,9%. I comuni del Molise sono quelli che dipendono in misura maggiore dalle amministrazioni centrali (13,2%), i comuni del Friuli-Venezia Giulia da quelle locali (44,2%). Le spese correnti impegnate dai comuni ammontano a 54.200 milioni di euro, corrispondenti a un importo pro capite di 895 euro, coperte con 61.363 milioni di euro di entrate correnti (1.013 euro per abitante).
Nei comuni della Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste si registra la spesa pro capite più elevata (1.927 euro), mentre in quelli della Puglia la più bassa (694 euro). Nel 2016 l’ammontare complessivo delle entrate accertate delle amministrazioni provinciali e delle città metropolitane risulta pari a 9.537 milioni di euro (-3,7% rispetto all’esercizio precedente).
Le spese complessive impegnate dalle amministrazioni provinciali e dalle città metropolitane per l’anno 2016 sono pari a 10.115 milioni di euro (-1,6% rispetto al 2015), quasi completamente coperte dai 9.537 milioni di euro di entrate.
Le spese correnti rappresentano il 77,8% del totale. Il 30,0% delle spese correnti delle amministrazioni provinciali e delle città metropolitane è destinato agli acquisti di beni e servizi.
I redditi da lavoro dipendente rappresentano il 17,3% e la loro l’incidenza rispetto alle entrate correnti è del 16,9%. La spesa per abitante delle amministrazioni provinciali e delle città metropolitane raggiunge il livello più elevato nelle province della Basilicata (270 euro) e quello più basso in Sicilia (97 euro)