Il Presidente è quindi passato a presentare i risultati di uno studio realizzato da Sergio Curi sul confronto, a livello commerciale e logistico, del nostro Paese rispetto agli altri competitor europei. Il quadro che ne è uscito presenta diverse luci e qualche ombra. Siamo il quarto Paese esportatore in Europa; a livello mondiale siamo l’ottavo Paese esportatore, con previsioni di crescita del 4,5% per ogni anno del prossimo triennio.
Abbiamo un rapporto export/import sul PIL tra i più elevati tra i grandi Paesi (48,7%), dimostrando un ottimo livello di apertura ai mercati esteri. Ha quindi evidenziato come il 55% del nostro export e più del 60% del nostro import avvengano con i Paesi della UE. “Sono quindi fondamentali per la nostra economia i valichi alpini e le reti ferroviarie e stradali. Per questo l’Italia deve assumere un ruolo guida nella politica delle Alpi in modo che non si ripetano più decisioni unilaterali di Stati volti a limitare il traffico di merci pesanti”
Ancora: a livello di movimentazione contenitori l’Italia è il terzo Paese in Europa, considerata la forte componente di transhipment della Spagna. Il traffico merci da e per gli aeroporti italiani sta crescendo negli ultimi anni ad un ritmo ben superiore rispetto a quello dei competitors europei anche se in questo comparto parrebbe esserci un gap da colmare. Se questi dati mostrano un quadro lusinghiero per l’Italia, non mancano, però, alcune ombre.
L’attrattività dell’Italia sulle imprese straniere è bassa: in base all’indice doing business l’Italia si colloca al 46° posto e se guardiamo agli investimenti diretti dall’estero le nostre perfomances sono lontane dai principali competitor. Con un indice pari a circa il 20%, il nostro Paese è ben distante da Germania (25%), Francia (31%), Gran Bretagna e Spagna (50%). Ed è evidente che se non si attirano imprese si fa fatica a generare traffici. E’ inoltre risultato come i porti e gli aeroporti italiani siano quasi esclusivamente al servizio del mercato domestico.