Impegnato sulla linea del fronte dell’occupazione nel settore marittimo che vede, specie nelle aree della Campania, la cronicizzazione di un fenomeno di declino che ha raggiunto e ormai superato le 60.000 unità senza lavoro, Onorato ha cercato di riunire insieme per la prima volta in modo razionale i dati più significativi relativi al fenomeno disoccupazione giovanile in Italia, presentandoli questa mattina non casualmente a Napoli e, altrettanto non casualmente, presso la Scuola Vela di Mascalzone Latino che ormai da anni svolge il ruolo di collettore sportivo, ma anche di futura professionalità nel mondo della vela e della nautica, per giovanissimi provenienti dai quartieri più disagiati e problematici della città.
Lo studio è una collezione di numeri e statistiche, ma specialmente lo specchio di un fallimento del sistema Paese, che denuncia una disoccupazione giovanile doppia rispetto alle media UE in ben 5 regioni del Sud, che considera ormai con fatalismo che oltre il 40% dei suoi giovani nell’età chiave compresa fra i 19 e 24 anni non cerchi lavoro, non studi, non si formi e faccia parte della schiera dei cosiddetti Neet e che vede un laureato su due restare per anni fuori dal circuito lavorativo. I dati della Campania presenti nel dossier sono sconcertanti: su 920.000 disoccupati ben 510.000 sono Neet. In Sicilia il dato dei Neet è leggermente inferiore ma quelli relativi alla formazione sono in caduta libera: il 50,5% dei giovani si ferma alla licenza media inferiore.
Ma ancora più allarmanti i numeri relativi alla interconnessione fra disoccupazione giovanile e malavita organizzata: il 61% dei giovani è pronto e disposto a lavorare per imprese criminali. Ma non è solo nelle fasce formative e sociali più basse che il fenomeno è dirompente: la fuga verso l’estero (158.000 nuovi italiani iscritti nelle liste di residenti esteri nel solo 2017) fornisce anche l’indicazione della rinuncia a una futura classe dirigente di livello: secondo gli ultimi dati certi, quelli relativi al 2016, 58.000 sono i giovani che se ne vanno ogni anno.
E la maggioranza di loro parte e non fa ritorno da regioni ad alto tasso di formazione come la Lombardia. Secondo una proiezione stilata da “#Salviamo il futuro”, per formare un giovane italiano sino alla laurea, sono necessari 173.000 euro. Il che significa che ogni anno, sulla base di dati prudenziali, l’Italia “regala” ai suoi diretti concorrenti, prima fra tutti la Gran Bretagna, 12,7 miliardi all’anno di formazione di alto livello. E rinuncia di fatto alle migliori professionalità che trovano immediato impiego in settori strategici come la sanità, la finanza, il management aziendale, il marketing e persino nella governance della pubblica amministrazione in a