L’insieme di tali processi richiede una profonda riflessione circa il ruolo, le caratteristiche e le competenze delle componenti “lavoro del porto”. Da un lato vi è quella strutturata all’interno delle imprese concessionarie e quella intermittente gestita dai pool di manodopera, dall’altro, quella istituzionale alle dipendenze delle Autorità di sistema portuale. Il mondo del lavoro portuale deve rivedere i propri modelli organizzativi e verificare quanto dell’attuale configurazione delle qualificazioni professionali, o della ripartizione delle funzioni può essere conservato, quanto rinnovato e quanto, infine, deve essere riconvertito perché obsoleto.
La riflessione, che la neonata Fondazione SILP intende stimolare, attribuisce alla formazione un ruolo chiave all’interno di questo percorso di trasformazione, poiché essa è in grado di interpretare e gestire le inevitabili criticità determinate da processi di cambiamento non sempre sincronici, difficilmente convergenti tra le varie componenti del porto, sia pubbliche che private. Sebbene la formazione non possa arrogarsi il ruolo di “pacificatore” di qualsivoglia conflitto, si può allo stesso modo ritenere che essa possa essere utile per attenuare e/o risolvere almeno parte delle criticità che potranno emergere.