Il risultato: il blocco prolungato dei centri nevralgici di Sda a Piacenza, Bologna e Milano, la rinuncia forzata di Sda a una quota crescente e ora maggioritaria del lavoro e delle consegne per conto di committenti come Amazon; e, in ultima istanza, la crisi dell’intero settore dell’indotto SDA che, fra corrieri, imprese di facchinaggio e partner operativi nella gestione di oltre 50 centri dell’azienda, mette a rischio l’occupazione di oltre 9000 addetti.
Secondo Trasportounito, che sollecita comunque un intervento immediato del governo, è anche la
“struttura di un intero sistema, basato sulla sotto-tariffazione e su appalti – afferma il segretario generale Maurizio Longo – a evidenziare profonde distorsioni, che trovano conferma nell’impossibilità pratica di molte aziende dell’indotto di far fronte con quanto percepito da Sda, anche ai soli costi di gestione e quindi di sopravvivere su un mercato pubblico alla ricerca costante di operatori in grado di operare in dumping”.Di qui la richiesta di apertura immediata di un tavolo di confronto politico sull’azienda di Poste italiane, con l’obiettivo non solo di sbloccare subito la vertenza in atto, ma anche di aprire una discussione a 360 gradi su prospettive di crescita e modalità degli appalti.