La ricerca ha condotto ad importanti risultati che sono stati presentati nel corso dell’evento “Sol Day 2017”, presso il Politecnico di Milano, riscontrando vivo interesse tra i partecipanti. Dalla ricerca è emerso che la Puglia ha utilizzato l’8% del suolo. Mediamente, nell’ultimo decennio, ogni anno, circa 1700 ettari si sono trasformati in infrastrutture, industrie ed abitazioni. Quindi, ogni 4 anni in Puglia il consumo di suolo è pari all’estensione di una città come Bari.
Lo studio ha suddiviso la Puglia in 11 contesti territoriali, da nord a sud: sub appenino Dauno, Gargano, Tavoliere, Valle dell’Ofanto, Terra di Bari, Alta Murgia, Area vasta Tarantina, Valle d’Itria e Costa degli ulivi monumentali, Area vasta di Brindisi, Piana salentina, Serre salentine. Ogni contesto, e a volte anche i singoli Comuni, mostrano loro specifiche peculiarità. In generale un maggior consumo di suolo si registra sulle aree costiere e nel contesto territoriale delle principali città.
«Fondamentalmente – spiega il prof. Torre – la Puglia è una delle regioni che ha un suolo già consumato nel corso del tempo. Il suolo si consuma in base alla morfologia. Consumare suolo significa fondamentalmente trasformarlo in ambienti artificiali. Il valore che riportiamo dipende dal tipo di misura che viene effettuata e dai parametri che vengono utilizzati per i calcoli. Per questa ragione, capirne i fenomeni è più complicato. Non tutto il suolo però si può rendere realmente artificiale. Perciò, stiamo sperimentando il “concetto di efficienza”. Se devi far pagare un prezzo all’ambiente, cerchiamo di valutarne i benefici».
«Abbiamo analizzato lo sviluppo territoriale della Puglia dal 2006 al 2011 – chiarisce il dott. Bonifazi – Facendo riferimento alla prima carta europea disponibile relativa all’uso del suolo che risale al 1990. Mentre nei primi 10 anni c’è un consumo del suolo relativo ad uso residenziale, negli ultimi anni si ha tendenzialmente un pareggio ed un’inversione da parte di usi produttivi e le infrastrutture».