E ancora, un giovane su due non lavora, solo un terzo di chi ha perso il lavoro lo ritrova, con i livelli di attività produttive ancora distanti da quelli prima della crisi. E, come se non bastasse, stenta a partire la programmazione comunitaria, con il settore delle costruzioni che non riesce ad uscire dalla recessione. Senza una vera svolta, la Campania sarà ancora in caduta libera. Se infatti nel 2016, tranne turismo ed export, sono in rosso i principali indicatori economici, per il 2017 segnali positivi si intravedono solo a macchia di leopardo, con un tasso di occupazione che dovrebbe aumentare del 3,5%. Soprattutto nei servizi, trainati dal turismo.
Ma aumenterà del 22,4% anche quello di disoccupazione. Segno che la crisi è profonda, in mancanza di una politica industriale nazionale e locale. E che il perdurante calo degli investimenti sarà ancora un freno alla crescita reale del territorio, ripercuotendosi sia sul tessuto produttivo che sull’occupazione. Lo confermano i dati sull’economia regionale elaborati dalla Divisione Analisi e Ricerca economica territoriale di Bankitalia. Secondo gli analisti di via Cervantes, nei primi tre mesi del 2017 l’economia locale continuerà a dare segnali di un lento cammino, ma senza una ripresa degli investimenti in opere pubbliche e nella manifattura, che peraltro beneficiano degli incentivi fiscali, non aumenterà né l’occupazione né la crescita complessiva.
A dare segnali di speranza è l’export che nel 2016 è aumentato del 2,9% rispetto all’anno precedente (bene l’agroalimentare, gli apparecchi elettrici, i prodotti farmaceutici, della siderurgia e dell’automotive) le startup innovative (431 a fine dicembre 2016, seppure al di sotto della media nazionale e del Mezzogiorno) ed il turismo che beneficia delle criticità che si riscontrano in alcuni Paesi del Mediterraneo.